Ospedali, ancora fuga di specialisti. Chirurgia: sempre 17mila in attesa

I volumi di attività tornati a livello pre Covid. Per smaltire le liste finanziati i super straordinari ma ci sono problemi di personale: boom di dimissioni volontarie (verso il privato) un po’ in tutte le branche

L’obiettivo dell’Asl è cercare di ridurre il più possibile le liste d’attesa

L’obiettivo dell’Asl è cercare di ridurre il più possibile le liste d’attesa

Firenze, 9 gennaio 2023 - Negli ospedali il problema delle dimissioni volontarie di professionisti investe un po’ tutte le specialità, sia mediche sia chirurgiche. La grande richiesta di medici sta radicalmente stravolgendo l’organizzazione sanitaria. L’ultimo addio in ordine di tempo all’Asl Toscana centro è di pochi giorni fa: una nefrologa che, con contratto a tempo indeterminato (da 2.600 euro al mese), ha lasciato l’ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia, per un contratto libero professionale (da 3.600 euro) all’ospedale di Massa che le consente anche di fare libera professione e quindi raddoppiare lo stipendio mensile. Un problema che aveva già investito l’ortopedia e la pediatria, ma che si sta estendendo. I motivi per cui accade sono molteplici. E le ricadute molto problematiche anche per la riduzione delle liste d’attesa, in particolare quelle chirurgiche. Se per le visite ambulatoriali e per gli esami di diagnostica strumentale l’Asl Toscana centro sempre più si affida al privato convenzionato che – con il modello competitivo – offre quantità elevate di prestazioni a un prezzo standardizzato, per la chirurgia si continua a puntare principalmente sull’attività interna.

Nell’ultimo trimestre i volumi sono tornati a quelli del periodo pre Covid, in alcuni settori si è riusciti anche a incrementare, ma questo non ha permesso di erodere se non piccolissime porzioni della grande mole di interventi (non prioritari, in gran parte ernie, cisti e colecisti non in fase acuta) accumulati nei due anni più impegnativi di pandemia. Ci sono ancora 17mila operazioni da smaltire. L’obiettivo dato dal ministro della salute Roberto Speranza di cancellare le attese pregresse lievitate per il Covid entro la fine del 2022 si è rivelato una chimera. Alla Toscana, proprio per raggiungere l’obiettivo, era stato consentito l’utilizzo di 32 milioni del fondo trasferito dallo Stato nel 2022 in deroga ai tetti di spesa previsti. Non è stato sufficiente Le criticità permangono.

E per l’abbattimento delle liste d’attesa l’Asl ha stanziato oltre 3 milioni di euro da destinare all’attività aggiuntiva di medici, infermieri e tecnici nei primi sei mesi del 2023. Ma proprio la scelta dell’attività aggiuntiva (si chiamano così in gergo sanitario i superstraordinari del personale) potrebbe rivelarsi un boomerang: il personale, infatti, già gravato da un superlavoro, non è molto attratto dall’idea di lavorare ancora di più.

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