Malamovida La generazione del disagio

Cristina

Privitera

In una parola che, tradotta, significa far casino. La domanda allora è: perché la movida del divertimento diventa necessariamente far casino? E il quesito che segue a ruota è come fare a impedirlo. Al primo interrogativo la risposta non è affatto semplice. La generazione dei giovanissimi, che sono la stragrande maggioranza di quelli che si riversano la sera nelle piazze e nei locali, non sembra essere nelle migliori condizioni esistenziali. Una generazione segnata da grande fragilità, a giudicare dai racconti dei loro insegnanti che assistono a sempre più frequenti crisi di ansia e di panico, con le ambulanze che praticamente ogni giorno sono chiamate per soccorrere studenti delle superiori. Aumentano i casi di autolesionismo, di disturbi alimentari, di bullismo e cyberbullismo e di violenza gratuita. Un disagio forte e diffuso che continua a crescere e che non si può attribuire esclusivamente all’isolamento patito dai ragazzi nel lungo periodo di pandemia. Sta proprio in questa difficoltà di vivere l’incapacità di stare insieme e divertirsi senza fare casino? La seconda domanda, ovvero come limitare i danni e contenere gli effetti della malamovida, ha avuto una prima risposta proprio pochi giorni fa, con il patto stilato tra istituzioni, associazioni di categoria e forze dell’ordine.

E’ ancora presto per capire se funzionerà e quanto riuscirà a fare da deterrente, ma va riconosciuto che è almeno un tentativo di arginare gli episodi di degrado e di mettere in campo maggiori controlli delle forze dell’ordine perché alcune situazioni non degenerino. C’è chi sostiene già che non basteranno 24 steward chiamati a fare supporto di vigilanza perché tutto fili liscio. Qui non resta che aspettare i prossimi fine settimana per avere la risposta.

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