Caso Magherini, «Ricky, preso a calci in manette. Mi batterò per avere giustizia»

Lo strazio di babbo Magherini. E Bonafede telefona alla famiglia

La consegna di 1500 euro a Po.Ha.Fi.: aiuta i disabili nella pratica sportiva; sotto, il ministro Bonafede

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Firenze, 15 novembrev 2018 - Andrea Magherini ieri mattina alla piscina ‘Paganelli’ per un’iniziativa benefica dell’associazione intitolata al fratello Riccardo ribadisce che niente d’intentato sarà lasciato per avere giustizia pur dopo la sentenza di Cassazione che ha assolto tre carabinieri per l’omicidio colposo di ‘Ricky’. Non però la revisione del processo: il nostro ordinamento non la consente in caso di sentenza definitiva di assoluzione, neppure a fronte di prove evidenti e incontestabili di colpevolezza. I legali di parte civile Fabio Anselmo e Mattia Alfano faranno ricorso alla Corte europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo entro e non oltre sei mesi dal giorno della decisione definitiva. Racconta della telefonata avuta a caldo col ministro di Giustizia Alfonso Bonafede che «ha sempre seguito il caso anche prima di entrare nel governo. Ha partecipato ad alcuni eventi, è venuto in tribunale. Ci ha chiamato per vicinanza, da amico, non da ministro. Ma ci ha promesso il suo interessamento».

A questo punto occorre leggere le motivazioni

«Le aspettiamo, anche entro i 60 giorni previsti. La Suprema Corte ha cassato senzo rinvio: in due ore sono stati cancellati due gradi di giudizio con il rischio di creare un precedente che va a ledere i diritti umani. Oltre ad aver ucciso un’altra volta Riccardo, questa sentenza proclama il funerale dello Stato di diritto nel nostro Paese.

Nessun cavillo tecnico da giudici ‘ammazzasentenze’

«Esatto. Non è stato trovato un cavillo e sono entrati nel merito. Vediamo come spiegheranno. Io dico che scrivere che quello che è accaduto quella notte ‘non costituisce reato’ equivale a dire che le forze dell’ordine possono fermare e picchiare le persone. Grave, in un Paese civile. Davvero incomprensibile. E’ come un braccio di ferro tra lo Stato e il cittadino, è stato mandato un segnale ‘politico’. Politico tra virgolette, mi raccomando».

Le sentenze si rispettano

«Capisco. Ma ricordo che tra primo grado e appello sei giudici hanno valutato il caso. Ci sono i consulenti. I periti. Il verbale di autopsia. I testimoni: in 19 hanno parlato di calci e compressione di Riccardo. E’ successo in strada. Questa sentenza della Cassazione ci dice che è inutile portarli in aula. C’è un video in cui mio fratello muore in diretta chiedendo aiuto e un’ambulanza».

Le lesioni al volto?

«Segni da compressione. Di strusciamento del volto, mentre si muoveva, si divincolava per la mancanza di aria. Poi ci sono lesioni al fegato, da pressione nella zona lombo-sacrale. Le costole fratturate. I calci quando Ricky è già ammanettato, è disarmato e grida aiuto. Urla che ha un figlio. Uno pensa: non sapevano le sue condizioni. No, sono i carabinieri a chiamare il 118! Lo sapevano già».

Ieri a portare solidarietà alla famiglia anche Graziano Cioni: «Questo è un fatto che ora più che mai riguarda tutti noi. E non voglio andare oltre...». Poi il consigliere comunale Leonardo Bieber, a nome suo e dell’amministrazione: «Sono avvocato. Ci hanno insegnato che le sentenze si rispettano. Ma qui il senso di ingiustizia è forte». Il dolore, lo sconcerto e la rabbia: nel pomeriggio, durante la manifestazione antirazzista, tappa davanti al comando provinciale dell’Arma: cori e slogan contro i militari.

giovanni spano

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