"Ma il contagio non passa da teatri e cinema"

Sos al governo di Sacchi e altri assessori alla cultura. Gli organizzatori: "Rispettate tutte le norme, la gente ha bisogno anche di noi"

Migration

Sale come un coro muto la protesta degli assessori alla cultura contro la sospensione degli spettacoli in teatri, cinema e sale da concerto. E’ l’urlo di disperazione di un settore che da mesi lotta per recuperare spiccioli di pubblico e l’ossigeno per tirare avanti. «I teatri – sostiene Massimo Gramigni, un manager dello spettacolo, fra i più rappresentativi a Firenze – sono i luoghi dove si confina la solitudine, quelli che illuminano la città». Ecco perché il ristoro offerto dal governo in seguito all’ultimo Dpcm di quasi lockdown, «non dovrebbe essere – insiste – per tenere chiusi teatri e cinema, ma al contrario per tenerli aperti».

Ieri gli assessori alla cultura di Firenze, Roma, Milano, Napoli, Bologna, Genova, Torino, Venezia, Ancona, Bari, Cagliari hanno scritto una vibrata protesta al ai ministri alla Cultura, al Lavoro e allo Sviluppo Economico, Dario Franceschini, Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli. E le ragioni sono semplici: "l’evidenza statistica dimostra che proprio i teatri e i cinema sono i luoghi più sicuri del Paese".

Perché cinema e teatri – è la tesi degli amministratori – "sono luoghi sicuri insieme a musei, spazi espositivi ed altri luoghi della cultura, mantenuti aperti dal Decreto". In altre parole: "la sospensione degli spettacoli appare ingiustificata visto che le misure disposte considerano invece compatibili altre attività che, per la propria natura, non possono garantire i livelli di protezione adottati nei luoghi di spettacolo e negli altri luoghi della cultura, come musei e biblioteche". E ancora: "la misura appena assunta nei confronti dello spettacolo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già duramente provato, e soprattutto priverà i nostri concittadini di un importantissimo strumento di condivisione e riavvicinamento sociale, nel pieno rispetto del distanziamento fisico: nella storia delle democrazie la tenuta sociale delle comunità, soprattutto nei suoi momenti più critici e dolorosi, si è sempre fondata soprattutto sulla possibilità di condividere esperienze culturali".

Ma il documento firmato anche dall’assessore alla cultura di Palazzo Vecchio, Tommaso Sacchi chiede cose specifiche: "la necessaria revisione" del Dpcm "affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del Decreto" più che mai se "le analisi di tracciamento del contagio delle ultime due settimane confermeranno la bassa, o nulla, incidenza dei luoghi dello spettacolo nella diffusione epidemica" e comunque "l’immediata attivazione di ammortizzatori sociali, concreti ed efficaci, per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo a partire già da lunedì 26 ottobre".

Ieri intanto al Tuscany Hall in una sala da oltre mille posti si è tenuta l’ultimo settacolo pomeridiano di questo non fortunato inizio di stagione. 260 biglietti venduti, ma alla replica del "Cappuccetto rozzo" del comico toscano Jonathan Canini almeno un centinaio di spettatori hanno preferito non esserci. "Condivido la protesta degli assessori alla cultura – sostiene l’organizzatore di spettacoli, socio di Gramigni, Claudio Bertini – anche rispetto alle rigide misure di contenimento che avevamo già applicato. Certo la sensazione è che la gente abbia paura. La prudenza è altissima".

 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro