Ma anche gli affitti brevi sono in crisi Per Airbnb la dura prova del Covid

Il fenomeno scoppiato nel 2010 ha una battuta d’arresto: il 30% ha chiuso

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Per qualcuno è diventata un’attività semi-professionale, a volte l’unica. Per altri è un modo di alleggerire il carico di spese legate alla casa, magari in attesa della vendita. Di certo, quello degli affitti brevi, uno dei trend più forti degli ultimi anni sul mercato immobiliare, è stato messo a dura prova dal Covid. In Toscana e a Firenze gli host locali si ritrovano a fare i conti con un settore in attesa del ritorno dei turisti. Il fenomeno airbnb cominciò nel 2010 e nel giro di pochi anni esplose. Tanto che, secondo gli ultimi dati, prima della pandemia erano circa 11mila gli appartamenti per turisti, 6mila solo nel centro. Con la pandemia almeno il 30% ha chiuso a chiave l’attività.

Oggi sono circa 7mila gli annunci sulle piattaforme online. Molti proprietari hanno deciso di ritirare gli alloggi dal mercato a breve termine e di immetterli su quello degli affitti a lungo termine. Altri invece hanno preferito vendere il proprio appartamento in centro per racimolare un po’ di liquidità.

"E’ dura, continuano a mancare cinesi e russi, gli americani stanno tornando ma sono numeri esigui. A Firenze sono pochi i grandi proprietari, la maggior parte siamo persone che hanno uno, due, tre appartamenti e abbiamo deciso di fare questo di lavoro", sottolinea Gianni Facchini (nella foto), presidente dell’associazione Myguestfriend che rappresenta i proprietari di immobili.

Meno case dunque ma anche meno turisti. "I prezzi per notte sono in linea con quelli pre-emergenza sanitaria – conclude –, i primi segnali di ripresa ci sono. Ci auguriamo di tornare al più presto alla normalità perché tra di noi c’è anche chi vive solo di questo".

ross.c.

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