Lotti non molla dopo la porta in faccia La parabola del biondo di Samminiatello

L’amicizia e il sodalizio di potere con Renzi. Il tributo pagato per quel legame ora a corrente alternata. Le ombre delle inchieste. Letta lo ha escluso dalle liste per le prossime elezioni. "Ma non finisce qui"

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di Ilaria Ulivelli

"Stai sereno". Ora il cerchio (magico) si è chiuso. Ma per il parlamentare uscente Luca Lotti comincia una vita nuova. Un veterano della politica, a soli quarant’anni. Non farà cartella per l’uscio del Nazareno sbattuto in faccia dal segretario Pd Letta. Niente candidatura, eccome se brucia. Ma non finisce qui. Ha pagato (anche lui) per quelle cinque sillabe che Renzi rifilò al presidente del consiglio, ora alla guida dei dem, prima di prendegli il posto? Così si dice. In fondo lui, il biondo, di Renzi è stato (ed è ora un po’ a corrente alternata) più che un amico il fratello, minore e maggiore. Ha dovuto dare il suo tributo per le burrascose vicende giudiziare dal Consip, all’imbarazzante intercettazione nel caso Palamara, al finanziamento di Open?

Ma chi è il fratello minore e maggiore di Matteo? Torneranno insieme? Lui ora con la sua base Riformista ha un progetto da mettere in campo. Al tempo l’amicizia con Renzi diventò presto alleanza di potere. Crescente. Era giovanissimo, quando la galoppata cominciò. Luca Lotti era il classico ragazzo da lode, quello che piace alle mamme e fa felici i babbi. Riusciva in tutto. La scuola gli è venuta facile, ma non per grazia ricevuta. Perché lui è uno che si impegna: le cose le prende più di punta che di tacco. Ma anche nel calcio ha saputo farsi notare. E di sicuro ne è un grande appassionato, tanto che non si esita a parlare di lui in qualche ruolo di prestigio in quel mondo. ma la politica non è finita qui. Proprio lo sport lo aveva consacrato ministro, con Renzi premier.

Il lavoro duro non lo spaventa, anzi, ci si butta a capofitto. Comincia presto a masticare la politica e anche ad assaporarne i veleni, a misurarsi nelle battaglie. A ventidue anni, nel 2004, occupa già uno scranno in consiglio comunale, a Montelupo, casa sua per lui che nasce e cresce nella frazione di Samminiatello, quell’Empolese che resterà sempre la sua fortezza di voti. Con quelle sue caratteristiche, non avrebbe potuto esserci candidato migliore a diventare amico e braccio destro di Matteo Renzi. Un altro che ha bruciato le tappe, che andava bene a scuola, che giocava a calcio.

Gemelli diversi, fratelli per scelta. Entrambi cattolici, sembravano fatti per creare un binomio indissolubile. I due si erano conosciuti nel 2005, fu il sindaco di Montelupo a fare le presentazioni in occasione della Fiera della ceramica. Due giorni dopo Renzi aveva già chiamato Lotti per farlo entrare nel suo staff. Un colpo di fulmine. Luca prese al volo l’occasione, si erano riconosciuti: e rifiutò l’assunzione in banca.

A Palazzo Chigi si racconta ancora delle loro partite a calcio nei corridoi della residenza del premier. La palla era di gommapiuma. Ora ne serve una di cristallo per prevedere cosa sarà.

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