Long Covid: cos'è, chi colpisce, quali sono i sintomi

Nebbia mentale, difficoltà respiratorie e sindromi cardiache possono affliggere chi è guarito. In campo per studiare il fenomeno il progetto dell'Iss e lo studio di Careggi e dell'Università di Firenze che sarà presentato ad aprile a Lisbona

Long Covid

Long Covid

Firenze, 29 marzo 2022 – Difficoltà a concentrarsi, una specie di nebbia mentale che confonde le idee, ma anche dolori al petto, palpitazioni, stanchezza, difficoltà respiratorie. Sono questi i sintomi più comuni del Long Covid, una condizione nella quale possono trovarsi i guariti dalla malattia, che, a distanza di almeno quattro settimane dall'infezione, continuano a stare male.

Lo ha spiegato anche Graziano Onder, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore della sanità: “Stanchezza, a volte anche mentale, ovvero problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi, perdita di olfatto e gusto, ma anche cefalea e stress insieme a difficoltà cardio - respiratorie e molto altro sono alcuni dei sintomi persistenti associati al Covid-19, anche a guarigione avvenuta, che fanno parlare di LongCovid. Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno causato ‘a monte’ dal virus contro questo o quell’organo, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus ma poi “deviata” contro organi e tessuti”. Di qui il progetto avviato dall'Iss, insieme, tra gli altri, ad Ars Toscana, Rete delle neuroscienze e neuroriabilitazione, Associazione rete cardiologica, per definire le dimensioni del fenomeno, numero, caratteristiche e distribuzione sul territorio nazionale dei centri Long Covid, definire le buone pratiche in tema di Long Covid e costruire un vero e proprio sistema di sorveglianza attraverso data set di informazioni, centri clinici, sviluppo di una piattaforma informatica, produzione di report periodici.

Intanto uno studio italiano, a cura di Michele Spinicci e colleghi dell'università degli Studi di Firenze e dell'Azienda ospedaliero universitaria Careggi, che sarà presentato al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid), in programma ad aprile a Lisbona, in Portogallo, suggerisce che ogni variante ha il suo Long Covid. Non solo, a essere più colpite da sindromi post infezione sono le donne, quasi il doppio degli uomini, mentre, a sorpresa, le persone con diabete di tipo 2, fra le più duramente colpite dal virus, sembrano meno a rischio di lunghe sequele.

Le stime indicano che oltre la metà dei sopravvissuti all'infezione da Sars-CoV-2 sperimenta la condizione di Long Covid, che può colpire chiunque: anziani e giovani, sani e con malattie preesistenti, persone che sono state ricoverate in ospedale e quelle con sintomi lievi. Circa tre quarti, il 76% (cioè 325 su 428), hanno riportato almeno un sintomo persistente.

I sintomi più comuni riportati dai 428 pazienti alla base dello studio sono stati mancanza di respiro (37%) e affaticamento cronico (36%) seguiti da problemi di sonno (16%), problemi visivi (13%) e nebbia cerebrale (13%). Le analisi suggeriscono che le persone con forme più gravi, che hanno richiesto l'uso di farmaci immunosoppressori come tocilizumab, avevano 6 volte più probabilità di riportare sintomi di Long Covid. Chi ha ricevuto un supporto di ossigeno ad alto flusso aveva il 40% in più di probabilità di avere problemi di lungo corso. 

Gli autori precisano che sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio questa scoperta inaspettata. Nell'ambito della ricerca è stata eseguita una valutazione più dettagliata, confrontando i sintomi segnalati dai pazienti infetti tra marzo e dicembre 2020 (quando era dominante il virus originale) con quelli segnalati dai pazienti infetti tra gennaio e aprile 2021 (quando l'Alfa era la variante dominante), ed è così che si è scoperto un cambiamento sostanziale nel modello dei problemi neurologici e cognitivi/emotivi sperimentati nel post Covid. I ricercatori hanno rilevato che, quando a dominare era Alfa, la prevalenza di mialgia (dolori muscolari), insonnia, nebbia cerebrale e ansia o depressione aumentava significativamente, mentre l'anosmia (perdita dell'olfatto) e disgeusia (difficoltà a deglutire), così come i problemi di udito erano meno comuni

. "Molti dei sintomi riportati in questo studio sono stati misurati, ma questa è la prima volta che sono stati collegati a diverse varianti", spiega Spinicci. "La lunga durata e l'ampia gamma di sintomi - conclude Spinicci - ci ricordano che il problema non sta scomparendo e che dobbiamo fare di più per supportare e proteggere questi pazienti a lungo termine".

Il lavoro condotto è uno studio osservazionale retrospettivo che ha coinvolto 428 pazienti - 254 (59%) uomini e 174 (41%) donne - trattati nell'ambulatorio post-Covid di Careggi tra giugno 2020 e giugno 2021, quando il virus originario e la variante Alfa stavano circolando nella popolazione. I pazienti presi in esame erano stati dimessi dall'ospedale 4-12 settimane prima di presentarsi al servizio ambulatoriale per la visita e di completare un questionario sui sintomi persistenti.