Lo sport mondiale a Palazzo Vecchio per i cent’anni di Artemio Franchi

Folla di volti noti all’evento conclusivo per ricordare il grande dirigente. "Fece rinascere il calcio italiano"

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Ha unito generazioni, riuscendo nell’impresa di mettere d’accordo tutti. Politici, calciatori, i milioni di commissari tecnici d’Italia che puntualmente insegnano calcio quando scende in campo la Nazionale. Artemio Franchi era un grande: solo un grande può, nella regione dei campanili, far sì che Firenze e Siena abbiano lo stadio con lo stesso nome. Il suo.

Ed è stato talmente grande che all’evento conclusivo in suo onore, a cento anni dalla nascita, a Palazzo Vecchio si sono presentati tutti. Se si è scomodato pure il presidente Fifa Gianni Infantino – voto 9 perché a differenza di tanti altri nel suo ruolo non dice banalità ed è pure simpatico – significa che allora Artemio Franchi era davvero il più grande dirigente del calcio italiano. E non solo.

All’evento, organizzato dalla Lega Pro con il presidente Francesco Ghirelli, in collaborazione con Museo del Calcio (guidato da Matteo Marani) e col patrocinio del Comune di Firenze, hanno partecipato anche ex presidenti federali come Giancarlo Abete, Franco Carraro, Antonio Matarrese (voto 8 perché non lo urla, ma è ancora a godere per la promozione in serie B del suo Bari), Luciano Nizzola, Carlo Tavecchio (in versione "Non era solo colpa mia", dopo il flop dell’Italia).

C’erano i figli di Artemio, Francesco e Giovanna, che hanno ricordato la grandezza e l’umiltà del padre, il commissario tecnico dell’Italia Roberto Mancini (collegato da remoto), una campionissima come Valentina Vezzali (ora sottosegretaria allo sport) e un campionissimo come l’arbitro Pierluigi Collina che se gli fai capire che vorresti provare a parlare di Var ti osserva come guardò Repka in Olanda-Repubblica Ceca (Europei 2000). Il presidente della Federcalcio italiana Gabriele Gravina non era in presenza ma è voluto intervenire in collegamento definendo Franchi "l’uomo che dette la dimensione globale al calcio italiano, risollevandolo dopo la delusione del Mondiale inglese" del 1966 (la famigerata eliminazione a seguito della sconfitta contro i dilettanti della Corea del Nord). Per Collina, Artemio Franchi era una persona "che sapeva anticipare i tempi".

Il presidente Infantino ha elogiato a più riprese la figura di Franchi e, durante il suo discorso, ha toccato anche altri temi, come l’abbraccio virtuale a Sinisa Mihajlovic e Louis Vaan Gaal, entrambi alle prese con problemi di salute.

E ha ricordato la figura di Paolo Rossi, chiedendo con forza "l’intitolazione dello stadio Olimpico di Roma a questo campione", concetto ripreso anche da Valentina Vezzali, che ha annunciato "un incontro con la moglie", Federica, di Pablito per far sì che le parole diventino fatti.

Concretezza, come avrebbe voluto Franchi. Dunque meglio liquidare con un "siamo seri..." la possibilità di un ripescaggio dell’Italia ai Mondiali in Qatar, che ha le stesse percentuali di realizzarsi di quante ne aveva il Tanque Silvia di diventare capocannoniere con la maglia della Fiorentina. Concretezza e prospettiva, come nel pensare il nuovo stadio Franchi di Firenze, concetto sponsorizzato più volte dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dal sindaco Dario Nardella che ha colto l’occasione della grandezza dell’evento per fare una proposta: lo stadio di Firenze potrebbe diventare una sede ‘stabile’ della Nazionale italiana, sul modello di Wembley a Londra. Artemio Franchi, di certo, avrebbe apprezzato.

Niccolò Gramigni

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