Le valigie lanciate dalla Fi-Pi-Li. Ma perché così vicino alla prigione?

L’ipotesi più probabile è che i corpi siano stati scaricati dalla superstrada. La zona è molto sorvegliata, ma forse gli assassini la conoscevano bene

Le ricerche (Germogli)

Le ricerche (Germogli)

Firenze, 16 dicembre 2020 - La prima domanda che viene in mente, raggiungendo lo stretto fazzoletto di terra fra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano in cui sono state trovate le tre valigie è: perché proprio qui? E come è stato possibile disfarsi di due cadaveri in un punto tanto scomodo quanto sorvegliato? Provare a rispondere significa entrare nel cuore stesso della storia. Partiamo dal "come". In che modo si può raggiungere questa area? Difficile pensare che gli assassini, con i resti delle vittime in auto, si siamo messi a costeggiare proprio il sorvegliatissimo carcere. E l’unica strada percorribile per arrivare nel punto del ritrovamento passa da qui, lungo la recinzione del penitenziario.

Se poi qualcuno fosse stato così folle e fortunato da evitare sia le telecamere che le continue ronde della polizia penitenziaria, si sarebbe trovato altri tre ostacoli: le recinzioni degli orti, fatte di siepi, reti e filo spinato; una seconda rete che protegge la scarpata della Fi-Pi-Li e infine i rovi della scarpata stessa. Così fitti e impenetrabili che persino i cani molecolari, ieri, si sono dovuti arrendere: il sopralluogo è stato rinviato a dopo lo sfalcio. Difficile anche ipotizzare un percorso "laterale" lontano dal carcere e attraverso i campi: ci abbiamo provato ma si viene continuamente bloccati da recinzioni e cancelli che delimitano gli orti.

L’ipotesi più credibile resta dunque quella che le valigie siano state gettate dalla Fi-Pi-Li. Ma anche questo scenario non è semplice. Nel tratto di superstrada in questione non c’è corsia d’emergenza, mancano le piazzole e ci sono invece le barriere antirumore. Con una base in calcestruzzo sormontata da pannelli, queste sono alte circa 2,5 metri dal livello stradale. Insomma è difficile parcheggiare qui, scendere e gettare le valigie oltre un ostacolo del genere. Ma l’operazione diventerebbe più comoda usando un camioncino, per esempio uno dei tanti mezzi da cantiere che hanno il cassone posteriore aperto.  

Se gli assassini avessero agito in gruppo, una o due persone potrebbero essere rimaste nel cassone con le valigie per poi gettarle, magari in piena notte e con la Fi-Pi-Li deserta. Sarebbe bastato accostare al margine della strada e restare in piedi nel cassone per trovarsi all’altezza giusta. L’operazione potrebbe essere stata fatta rallentando, senza fermarsi, il che spiegherebbe la distanza fra i ritrovamenti: pochi metri fra la prima e la terza valigia, un centinaio fra queste due e la seconda. Resta però l’altra domanda. Perché proprio qui? Perché tanta fatica? Anche se, come si ipotizza, il duplice omicidio fosse avvenuto poco lontano, siamo in una zona piena di campi incolti e fossati facili da raggiungere, per non parlare dell’Arno. E anche volendo gettare le valigie nella scarpata della Fi-Pi-Li, perché non farlo cento metri prima o dopo, dove le barriere finiscono e ci sono corsie di emergenza e piazzole? Insomma perché proprio davanti a Sollicciano?

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