Le mille luci di una notte in Versilia Il Capodanno capovolto di Innocenti

Il 31 dicembre di un gruppo di amici in una villa sul mare della Toscana: una giostra di sentimenti ed emozioni

Migration

Il libro è bello, molto. Punto. E la storia potrebbe anche finire qua. Ma corre l’obbligo di sottolineare che finalmente Simone Innocenti ha seguito il consiglio di molti e, dopo una serie di racconti di successo, si è messo di buzzo buono e ha scritto il suo primo romanzo. "L’anno capovolto" s’intitola, ed è uscito pochi giorni fa per Blu Atlantide (181 pagine; 16,50 euro). Innocenti, classe 1974 e fierissime origini montelupine, dove potrebbe fare anche il sindaco, è un gran bel collega del Corriere Fiorentino, pluridecorato sul campo come cronista di nera e autore di uno degli scoop mondiali più celebri degli ultimi decenni, quello del ritrovamento della registrazione della telefonata fra il comandante della Costa Concordia, Schettino, e la Capitaneria del Porto di Livorno, per intenderci quella del famosissimo "torni a bordo, cazzo" del comandante De Falco. Ma quella è un’altra storia, quella dell’Innocenti cronista che vorresti sempre a lavorare con te e per te, e mai dal fronte opposto della barricata.

Però Simone (anche basta con Innocenti, dato che ci si conosce da una vita) ha un terribile difetto: conosce, e bene, l’italiano. E nel suo libro fa un’operazione difficilissima: usa il presente indicativo per tutta la storia, una roba complicatissima in cui il mestiere di giornalista – dove il qui e ora è la pietra angolare – avrà contribuito non poco. E’ difficile e raro scrivere al presente: lo fa uno dei miei scrittori preferiti, Don Winslow, ed è la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo Simone. Ma all’inizio – alle prime pagine del racconto di questa notte di Capodanno, celebrata da un gruppo di amici in una villa sul mare della Toscana – la memoria ha ritrovato fra le righe di Simone anche il ricordo di uno dei capolavori della letteratura americana degli anni ’80, "Le mille luci di New York" di Jay Mcinerney, che impressionò critica e pubblico per la cruda descrizione della realtà e per il suo originale stile di scrittura (lui però in seconda persona). Simone sa scartavetrare le parole e le emozioni che esse producono, fino a renderle estreme nella loro essenzialità. E questo è un gran bel dono.

Andando avanti con la lettura, tuttavia la notte di Capodanno fra amici non è più "Le mille luci della Versilia" ma diventa qualcosa di più profondo, intimo, una giostra di sentimenti che ricorda molto il "Regalo di Natale" di un regista da lui amatissimo (e si vede, eccome se si vede) come Pupi Avati. Ho letto una bella frase a pagina 111: "I dubbi sono come ombrelloni messi di seguito sulla spiaggia". Simone, niente più dubbi: hai scritto un bel romanzo.

Gigi Paoli

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro