"Le donne siano più protagoniste nel mondo della sanità"

Dall’imprenditrice Aleotti alla biologa Papa per parlare di carriere al femminile e parità salariale. L’obiettivo è ridurre il gap fra i generi

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Nelle professioni sanitarie, soprattutto in alcuni settori, le donne rappresentano la maggioranza. Eppure, poche di loro riescono a raggiungere posizioni ‘apicali’, a fare carriera insomma, a differenza dei colleghi maschi. Anche la parità salariale fino a oggi è stata un miraggio tanto che è stata necessaria una legge, appena approvata. Un quadro che le donne della sanità provano a cambiare facendo rete: è nata infatti la "Community delle donne protagoniste in sanità" ieri al centro di un dibattito, moderato dalla direttrice de La Nazione Agnese Pini, nell’ambito del Forum Sistema Salute organizzato da Koncept. Community che ha elaborato il "Manifesto per le donne protagoniste in sanità" che sarà presentato in Senato il 6 dicembre. Il documento è nato con l’obiettivo di fornire alla politica, anche in vista dell’attuazione del Pnrr, una serie di proposte per ridurre il gap ancora presente fra uomini e donne e per dar vita a un sistema più aperto alla componente femminile: "Esporremo il documento elaborato in mesi di tavoli e confronti all’interno della community – ha spiegato la coordinatrice Monica Calamai – ma il nostro percorso non è limitato al Pnrr. L’obiettivo a breve è trasformare la community dI donne che ricoprono posizioni di vertice nel settore in un’associazione".

Un’eccezione rispetto alla regola che vede poche donne ai vertici della sanità è rappresentata dalla farmaceutica: "Moltissimi direttori di stabilimento – ha spiegato infatti Lucia Aleotti vicepresidente di Farmindustria - sono donne ed è un dato che non si trova in molti settori. Le donne hanno costanza, capacità di non mollare mai, resistenza alle frustrazioni e la capacità di capire che nessuna area della sanità e dell’economia è un silos isolato". Farmaceutica – che ha commentato Aleotti - per fortuna "non è più il bancomat della sanità". Le donne sono state in prima linea anche negli ultimi due anni di pandemia che, almeno in ambito sanitario – secondo Lorena Martini, dirigente professioni sanitarie di Agenas – ha "portato anche una novità a favore della parità di genere: sembrerebbe ci sia stato un aumento dell’approccio di genere del 25%". Un segnale che fa sperare: "La biologia è donna – ha detto Stefania Papa consigliere dell’Ordine dei biologi – ma ai vertici ancora questo non arriva".

Sandra Nistri

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