L’antiquario Pratesi saluta con un dono a Pitti

Lascerà la sua galleria in via Maggio, dove inizia domani una mostra di Sotheby’s con le opere che andranno all’asta

di Olga Mugnaini

La sua galleria in via Maggio resterà illuminata fino al prossimo marzo. Ma ormai Giovanni Pratesi, uno dei principi degli antiquari d’Italia, ha deciso: lascia l’attività. Si ritira, ma non abbandona certo il suo grande amore per l’arte e la bellezza. A breve inizierà l’asta dei suoi tanti capolavori, scelti uno ad uno, rincorsi, scovati e messi in vetrina. Da fine intenditore, di ognuno conosce la storia, il valore, il significato. E quando vende un pezzo, grande o piccolo, è come se cedesse uno spicchio di se stesso.

Con questa dedizione ha attraversato la sua lunga carriera, con enormi successi da mercante e da presidente degli antiquari d’Italia, oltre che per lunghi anni da presidente della Biennale, la Biaf, che si inaugura proprio domani a Palazzo Corsini sotto la guida di Fabrizio Moretti, a cui Pratesi ha ceduto il timone nel 2014.

E’ in questo contesto che Sotheby’s allestisce proprio a Firenze, nella sede della galleria a Palazzo Ridolfi, da domani al 2 ottobre, una mostra dedicata a Giovanni Pratesi, in modo che il pubblico possa prendere visione delle 160 opere fra dipinti e sculture che a marzo saranno poi battute all’asta di Milano.

Ma Pratesi non poteva tirare giù la saracinesca, senza un omaggio alla sua città. Così, dalla sua ricca collezione di sculture e dipinti che abbracciano l’arte dal Rinascimento all’Ottocento, ha tirato fuori un busto in marmo bianco che per giorni non lo ha fatto dormire, e che domani donerà ufficialmente alle collezioni di Palazzo Pitti.

Si tratta del ritratto di Gaetano Berenstadt attribuito a Giovacchino Fortini e scolpito tra il 1720-1725, che Pratesi come al solito aveva scovato quasi per caso e su cui poi aveva studiato, e riflettuto, fino ad arrivare alla giusta identificazione del soggetto.

Gaetano Berenstadt, nato a Firenze nel 1687, era un virtuoso del bel canto e personalità di spicco nel panorama musicale europeo. E come accadeva all’epoca, era stato castrato per conservare la voce acuta. Alla corte di Dusseldorf conobbe Anna Maria Luisa dei Medici, l’Elettrice Palatina e attraverso di lei si immaginano concerti del Berenstadt a Palazzo Pitti, quando verso la fine della sua carriera era rientrato a Firenze, dove morì nel 1734.

Ricostruito tutto ciò, Pratesi ha voluto che quel busto legato alla tradizione della città tornasse forse nel luogo più significativo.

Il direttore Eike Schmidt, verificatone il valore storico artistico, ha così accettato la donazione, che avverrà nella Sala Bianca della Reggia di Pitti.

"Lascio la galleria ma certamente non mi annoierò – racconta Pratesi –. Potrò dedicare più tempo alla mia fondazione e al mio museo nell’ex oratorio dell’Ospedale Serristori di Figline Valdarno. E alla mia adorata raccolta di ciottoli d’Arno. Perché il bello è ovunque"

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