L’Alta velocità e la solita città del ’non fare’

Gabriele

Canè

Anche le frese invecchiano. Come le talpe, pure le meccaniche. La vicenda della stazione Foster, quella dell’Alta velocità, farebbe ridere, se non fosse la solita, deplorevole, novella del non fare di cui Firenze è protagonista. Incolpevole in questo caso, visto che la stazione devono costruirla le Ferrovie. Come è successo in tutta Italia, tranne qui. Adesso la macchina organizzativa riparte, visto che anche le macchine più o meno funzionano. Per fortuna. Dopo un’apparente inversione dell’onere della prova, però. Perché il nuovo appalto verrà bandito il 10 agosto, ma la verifica (positiva) dello stato della talpa, lo strumento con cui si scaverà il lungo tunnel, è stata fatta ieri. E per fortuna che al presidente Giani e al sindaco Nardella è montata una sana arrabbiatura per questo ritardo che strozza il traffico ferroviario, che garantisce quotidiani ritardi ai treni, che blocca una riscrittura della struttura urbanistica e di trasporti della città. Del resto, è oramai inutile chiedersi perché l’amica-nemica Bologna, ad esempio, è fornita da anni, di un aeroporto degno di questo nome super frequentato dai fiorentini, e di uno scalo dell’Alta velocità. Così è, e tanto vale guardare avanti. E anche sotto, dove la galleria dovrebbe nascere, diramandosi dalla "voragine" iniziale della Foster. Perché, è bene ricordarlo, verrà scavato un tunnel. Che significa due cose. Primo: che anche a Firenze si può fare, a differenza di quanto sostengono i begli spiriti locali che continuano a lanciare gridolini di allarme: Sos, sotto Firenze non si può scavare. Chi l’ha detto? Perché a Roma, Genova, Mosca, Londra, Napoli sì, e da noi no? Secondo: che scavando quando c’erano i finanziamenti si poteva fare pure una meno invasiva metropolitana, e comunque con il tunnel si liberano dei binari per un trasporto di superficie almeno complementare con la tranvia. Detto questo, lunga e buona vita alla talpa. Perché per arrivare alla fine dei lavori (2028), bisognerà decidersi a iniziarli.

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