Adozioni, l'odissea di Simonetta. "Perdonai mia madre rivivendo la sua storia

Abbandonata da una madre quindicenne, è andata alla ricerca delle sue origini

Simonetta Quieti

Simonetta Quieti

Firenze, 22 gennaio 2019 - «Guardare la foto della mia ‘mamma di pancia’ e rivedere me stessa e mia figlia. Questa è stata l’emozione più grande». Simonetta Quieti, 53 anni, impiegata di Firenze, attiva nel Comitato origini biologiche, lotta da anni per dare più diritti ai figli adottati, ma anche ai genitori biologici che li ricercano. Ed è stata fra le prime a chiedere di trovare la mamma, nel 2014, quando la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della cosiddetta ‘Legge dei 100 anni’ esortando i giudici a interpellare le madri biologiche per chiedere loro se volessero o no restare nell’anonimato.

Quando ha deciso di cercare la sua ‘mamma di pancia’?

«L’ho sempre voluto perché ho sempre saputo la verità. Anzi, i miei genitori adottivi hanno sempre avuto per la mia mamma biologica parole di comprensione e amore, pur non conoscendo nulla di lei. Io invece ero piena di rabbia e mi sentivo abbandonata. Ma volevo comunque rintracciarla».

Poi lo ha fatto…

«Appena è stato possibile. Ho chiesto al Tribunale dei minori di trovarla e sono stata uno dei primi casi, in Italia, in cui la mamma biologica è stata individuata sì, ma quando non era più in vita».

Questo cosa ha comportato?

«È stato un caso complesso per il tribunale perché apriva nuovi interrogativi. Non poteva esserci, da parte sua, né un sì né un no: che fare quindi?».

Poi hanno deciso per un sì.

«Non è stato semplice, ma la decisione è stata positiva. Poi, nel 2016 due sentenze di Cassazione hanno riconosciuto il diritto a ricevere i dati della madre anche se deceduta».

Ci parli del momento in cui ha saputo il suo nome.

«Un’emozione indescrivibile: mi sono riappropriata di una parte di me, del mio profondo. Ho visto le sue foto e mi sono rispecchiata: siamo due gocce d’acqua. Ho girato per il suo paese, nella campagna dell’Emilia Romagna, e le persone mi ‘riconoscevano’, mi chiedevano di lei. Ho dormito nella sua stanza, passeggiato sulle sue strade. E ogni rabbia è svanita».

Cosa sa della sua nascita?

«Non so chi l’abbia messa incinta, lo cerco. Ho capito però mia mamma: rimasta incinta a 15 anni, in un ambiente chiuso, in cui quella gravidanza era uno choc. Ho compreso e l’ho perdonata».

Ha rapporti con la famiglia di sua ‘mamma di pancia’?

«È morta presto, a nemmeno 30 anni. Non ha fatto in tempo ad avere una famiglia sua e altri figli. Ho rapporti stretti con la sorella, il fratello e i cugini. Mia ‘mamma di cuore’, da sempre la mia prima supporter, e mia zia si sono abbracciate e ringraziate a vicenda».

Cosa vuole dire a chi cerca?

«Non arrendersi. Non sempre i tribunali collaborano e servirebbe un corpo investigativo specializzato. Ma rispetto a un tempo ci sono più strumenti, inclusi i gruppi su Facebook. Vorrei anche che tutti capissero che cercare la ‘mamma di pancia’ non toglie nulla ai ‘genitori di cuore’: l’amore si moltiplica, non si divide mai».

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