La scuola esca con i fatti dalla pandemia

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Cosimo

Ceccuti

Il ritorno a scuola in Toscana come nel resto del Paese si accompagna a una certezza: il superamento delle restrizioni anti-covid. Cancellata la Dad anche per gli studenti positivi; via le mascherine (a parte i fragili) e il rigore delle distanze. Rimane la buona cura dell’igiene, della sanificazione, del ricambio dell’aria: auguriamoci che basti. La speranza, per la massima fruizione dell’esperienza scolastica dei giovani – vero obiettivo da raggiungere – è che vengano rimosse le difficoltà ancora sussistenti, a cominciare dal rapido utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Pnrr per la scuola. Fondamentale è la sollecita conclusione dei concorsi per abbattere il precariato: fino ad ora sono stati coperti meno della metà dei posti disponibili per le nomine in ruolo (con prevalenti, gravi carenze nella scuola media di primo e secondo grado); mancano gli insegnanti di sostegno, cui vanno aggiunti gli effetti del venir meno del cosiddetto "organico Covid", cioè del personale di supporto nella gestione delle regole anticontagio. Resta la questione degli spazi in numerose "classi pollaio", troppo piccole per il numero di alunni ospitati. A fronte, quasi un paradosso, abbiamo il perdurante calo di natalità destinato sempre più a farsi sentire. Sul piano della qualità dell’insegnamento meritano particolare attenzione la formazione dei professori e l’ammodernamento dei programmi, suggeriti altresì dalle nuove esigenze provenienti dal cambiamento sociale. Si pensi alle tecnologie di cui debbono essere dotate le scuole (come la lavagna elettronica) e alla riforma degli Istituti superiori, autentica novità del prossimo anno. L’intento primario rimane la funzione dell’orientamento degli studenti; non ignoriamo due fenomeni negativi che si stanno aggravando: l’abbandono scolastico (siamo il quarto Paese dell’Unione europea con l’indice più elevato) e le scarse competenze di quanti escono dalla maturità allo stesso livello conseguito nella scuola media. La formazione non passa solo attraverso il nozionismo di antica memoria ma deve coinvolgere docenti e discenti in una ricerca comune. Appare pertanto basilare ritrovare i supporti extra-scolastici, di arricchimento pratico e culturale, che purtroppo la segregazione obbligata della pandemia ha bruscamente interrotto.

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