MICHELE
Cronaca

La prima guerra mondiale e i militi ignoti

Michele

Brancale

Povero Milite ignoto, compagno di sguardi su targhe antiche, soldato senza nome, trovato senza nulla, spogliato fino alla fine dalla rapacità della guerra. L’altro giorno a Palazzo Vecchio, il Milite ignoto era in qualche modo presente al convegno ‘La Grande carneficina’, sugli effetti della prima guerra mondiale a Firenze, promosso dal presidente del consiglio comunale Luca Milani con l’Istituto Storico della Resistenza e l’assessore Alessandro Martini. Guerra lontana? Non troppo. L’anniversario della fine della guerra caduto nel 2018 ha suscitato in tanti una sete di ricordi dei propri cari e la volontà di dare un senso alle targhe che ricordano conflitti e soldati noti e ignoti. Monica Ciampoli, ad esempio, ha curato un diario di pagine ritrovate di Ottavio Martini, di Lucolena, conservate da sua nonna che ne aveva raccomandato la custodia. Sono pagine in versi, che risentono di uno stile talvolta aulico, ma ogni parola è autentica, scavata nella pelle e nel cuore e non a caso poste sotto il titolo de ‘Il tramonto del sole’: "... Monto sul treno al Campo di Marte, che mi trascina in dialetti strani", verso l’inferno del fronte del Carso e, poi, verso l’epilogo dell’amore della sua vita (‘L’ultimo addio’). Anche Giovanni Michelucci, le cui pagine di diario vengono vendute dagli ambulanti per strada, in un libretto che evoca nel titolo gli angeli, racconta la sua "grande guerra". Giovane ufficiale a cavallo, giunge al fronte poco prima che scoppi la guerra. Si perde e si trova davanti i fanti austriaci. Li saluta amabilmente e chiede loro informazioni su dove siano le linee italiane. E loro, altrettanto cortesi, gliele indicano. Manco fosse un gioco, uno scherzo. Le guerre cominciano così, a tavolino, con qualche schema e stime di possibilità. Circa 80 anni dopo la prima guerra mondiale, si sono celebrate le "guerre chirurgiche" - quelle che sembrano in tv come fuochi d’artificio - e abbiamo visto come è andata a finire, anzi gli esiti sono ancora incerti. Presentare, prego, il conto a chi ci ha guadagnato.