Segue dalla Prima
Giovanni
Morandi
Da novembre diventerà francese e il nome è stato dimezzato, zac!, da Ataf è diventato At, Autolinee toscane. Hanno cancellato Firenze e che cosa c’entri la Toscana con l’8 o il 23 ce lo devono spiegare, tanto più che ora quando si sale sull’autobus ci vuole l’interprete perché sono quasi tutti stranieri, non è più come prima quando al massimo cambiava l’accento tra quello di S.Niccolò e quello di Ponte a Mensola. Comunque, non si creda che si voglia fare un pianto greco sui tempi andati, vogliamo solo raccontare com’era allora e com’è ora in attesa di capire come sarà dopo. Oddio, a dire il vero, un po’ di nostalgia ce l’abbiamo per il bigliettaio non foss’ altro per il suo ottimismo in base al quale avanti c’era sempre posto. E la gente gli obbediva, perché era un’autorità più ancora dell’autista sempre un po’ musone mentre il bigliettaio era estroso, brillante, intratteneva, disponeva, scherniva, era il padrone di casa e la sua autorità era rappresentata dalla varietà dei biglietti che esponeva su una specie di tavoletta, biglietti rosa, bianchi, celesti a seconda se erano ordinari o per gli invalidi di guerra, i combattenti e reduci, i soldati di leva, gli studenti, gli statali. Insomma l’Ataf era la normalità di ogni giorno. Ora invece si va in auto, in moto, in bici col campanellino, col monopattino, tutti soli come cani, senza parlare con nessuno, con chi?, e senza più il chiassoso pigia pigia che c’era sul bus. Sull’Ataf viaggiava Firenze, ragazzini, pensionati, donne e anche gli sporcaccioni, proprio come cantava Marasco, "stia fermo giovinotto la ‘un spinga co’ le mane". Da ora dovremo essere più a modo, perché, sapete, i francesi... Come si dice Ataf in francese, Atàf? Con l’accento o senza?