"La musica è pronta a ricominciare"

Gramigni, manager della Prg che da anni organizza i maggiori concerti: "Si parla di mille posti all’aperto"

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di Giovanni Ballerini

Concerti no, concerti sì, covid permettendo. Alla luce del parere positivo del Comitato Tecnico Scientifico rispetto alle proposte del Ministro Franceschini, il mondo della musica e dello spettacolo si interroga sulle modalità per ricominciare a fruire dei live in sicurezza e per far ripartire davvero il comparto creativo. Ne parliamo con Massimo Gramigni della Prg, che da anni organizza i maggiori eventi in città e in Toscana.

Gramigni, come evolve il cartellone dei concerti?

"Finche non esce il Dcpm e quindi sarà possibile conoscerne i particolari, siamo in stand-by". Quando riprenderanno gli spettacoli dal vivo?

"Per ora non ci sono certezze si parla di 1000 posti all’aperto, come lo scorso anno. L’unica novità che si percepisce è che sembra sia stata accolta la mancata zonizzazione, cioè la possibilità per i locali di pubblico spettacolo all’aperto di continuare a lavorare con il loro stringente protocollo sanitario, anche se la zona malauguratamente diventasse rossa".

Cioè non dovrebbero più interrompere l’attività?

"No, se mantengono un protocollo anti Covid rigido, come quello dello scorso anno, a prescindere dalle condizioni pandemiche. Un’altra cosa è se poi la gente non viene a vedere gli spettacoli perché ha paura".

Un messaggio di ottimismo?

"La notizia è che, nonostante la pandemia continui a imperversare, il governo abbia deciso di mantenere per lo spettacolo i protocolli dell’estate precedente. I presidenti di regione hanno poi la possibilità di intervenire in merito, ma l’hanno fatto anche in passato".

Buone notizie anche per l’attività al chiuso?

"Il tema attualmente è come si lavorerà all’aperto. Dire oggi cosa si potrà fare dall’autunno in poi mi sembra prematuro. Se ne parlerà da metà settembre. Continuo a pensare che finché il 75% degli italiani non saranno vaccinati sarà difficile lavorare nei cinema e teatri e negli altri locali al chiuso anche per un terzo dell’agibilità".

E sul test di Barcellona, dove hanno fatto un concerto aperto solo a chi era ’protetto’?

"La legislazione catalana è diversa da quella italiana. Il Palau Sant Jordi, costruito per le Olimpiadi, che ha solo tre uscite di sicurezza è omologato per 18mila posti e da noi, per legislazione di sicurezza, sarebbe al massimo per 3.500. E’stato intelligente proporre un live seguito da 5mila persone dal vivo, mi piacerebbe rifarlo in Italia".

E al Mandela si fanno i vaccini.

"E’ una mia idea. Quando il 20 dicembre sentii parlare di creare 1500 centri primule per vaccinazioni mi sembrò uno spreco visto che in Toscana abbiamo 100 cinema, 70 teatri e 20 palasport adatti allo scopo. Per una coincidenza straordinaria abbiamo iniziato a vaccinare l’11 febbraio, il giorno della liberazione di Mandela, qualche giorno dopo abbiamo iniziato a farlo anche all’Amedeo Modigliani di Livorno. La novità è che da ieri i centri vaccinali toscani hanno iniziato a inoculare anche il Pfizer, che sinora si praticava solo nei luoghi ospedalieri".

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