La Monna Lisa trash e il David sexy L’arte diventa paccottiglia da turisti

Souvenir volgari in ogni angolo del centro storico in barba agli appelli al decoro degli ultimi mesi. Il nostro viaggio: dalla stazione fino al Ponte Vecchio le strade sono preda del commercio più sregolato

di Emanuele Baldi

La Monna Lisa sedotta e abbracciata da un Van Gogh in versione ’macho’ – con tanto di braccione tatuato – non rinuncia al suo celebre sorriso emblematico nel quale però stavolta noi – indegni eredi della grande bellezza che fu – rintracciamo una malcelata disperazione.

Già perché tutto avrebbe immaginato la Gioconda di Leonardo tranne che di ritrovarsi nel 2022 stampata su una t shirt abbarbicata a un omaccione che ha il volto di uno dei più grandi artisti della storia – il pittore olandese, altra vittima degli eventi di un futuro distopico – e messa in vendita a pochi spicci in una bancarella del centro storico.

È forse questa l’immagine più trash che resta impressa dopo una passeggiata nel ventre caldo della città dove una galleria di obbrobri vari ed eventuali – dagli immancaili grembiuli con le parti intime del David in bella mostra (ora sfruttate perfino in terrificanti calamite fosforescenti con il ’brand’ Firenze impresso sopra) alle mascherine di Venezia (in riva all’Arno!), dai lapis a forma di Pinocchio ai gelati che sembrano gonfiati con l’elio e colorati con la vernice – viene quotidianamente scodellata al passaggio di turisti sudati e distratti nella speranza di piazzare qualche affare.

Il centro storico prosegue così implacabile nella sua corsa alla sottrazione di residenti e alla contemporanea addizione di affittacamere e negozi anonimi in un contesto dove la rendita vorace detta legge e relega decoro e qualità a orpelli dei quali, a quanto pare, si può tranquillamente fare a meno.

Dalla piazza del Mercato centrale fino al Ponte Vecchio si (s)vende di tutto in un contesto di disarmonia estetica galoppante. Un flash dietro l’altro: la Torre di Pisa sulla tazza del caffè, mascherina veneziana, mutande con genitali del David e a corredo la scritta ’Arte italiana’, maglietta con offesa in slang, bistecca bicolor in frigo, spritz in offerta su lavagna grande come quella di scuola, stampe disseminate sui marciapiedi, borse finte, trolley fuscia ancora nel cellophane, cavatappi a forma di campanile di Giotti. Ci fermiamo per far riprendere fiato al lettore.

Secondo quanto più volte ribadito da Palazzo Vecchio la misura è colma e il piano di rinascita del centro storico – i cui risultati annunciò mesi fa l’assessore al commercio Federico Gianassi si vedranno soltanto nel 2024 – è in atto da tempo con la stretta già messa in campo su nuove aperture e e licenze. Anche il profilo architettonico dei banchi è in via di cambiamento: "Sarà rinnovato per tutte le attività e ci saranno direttive sui prodotti che si potranno vendere. Rigorosamente fatti a Firenze o in Italia" sono ancora le promesse fatte l’estate scorsa da Gianassi per gli anni a venire.

Buono quindi l’impegno e gli sforzi congiunti ma è chiaro a tutti che la strada, se questa è ad oggi la situazione del centro storico, sarà inevitabilmente lunga e irta di ostacoli.

Già perchè, ’condonate’ le due estati pandemiche in cui le attività, sul lastrico, avevano bisogno di far cassa per sopravvivere (le stesse estati in cui si chiuse più di un occhio davanti alla ’tavolinopoli’ del centro storico), quella del 2022 doveva essere la stagione di un primo ripensamento del turismo da declinare in una chiave più slow e sobria. Per ora di questa rinascita non c’è traccia e viene da pensare che, senza una presa di coscienza collettiva, difficilmente arriverà a stretto giro.

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