La meraviglia Il restauro più amato In mostra la rinascita della Natività

Agli Innocenti, fino al 18, lo straordinario lavoro della ditta Piacenti che ha salvato la basilica di Betlemme. Un’esposizione di straordinario valore artistico, archeologico e religioso: ha già girato tutto il mondo

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di Carlo Casini

Era il 2002, durante la seconda intifada, quando la Basilica della Natività, la chiesa più antica della cristianità, fu posta sotto assedio e occupata dai militanti palestinesi. Fu liberata solo dopo 39 giorni di lunghe trattative. Cinque anni prima, il 24 Agosto 1997, accadde un altro fatto che segnò per sempre la storia di Betlemme: monsignor Luciano Giovannetti, vescovo di Fiesole, stava accompagnando dei bus nel primo pellegrinaggio della diocesi in Terra Santa con 600 fedeli. Erano ormai arrivati, quando alle porte della città, l’esercito israeliano li fermò e negò l’ingresso in città. Così iniziarono a celebrare lì, ai confini di Betlemme, guardando quella città santa dove non potevano entrare, la liturgia del Natale. Pian piano quelle seicento persone che pregavano diventarono più di mille. Vennero scambiati gesti di pace con i soldati. La notizia attirò l’attenzione della stampa di tutto il mondo. Dai piani alti si ordinò di aprire il varco e i pellegrini entrarono a Betlemme, raggiungendo la basilica.

Fu da quell’esperienza che nacque la Fondazione Giovanni Paolo II. Un ventennale e un venticinquennale che la Fondazione ricorda portando a Firenze la mostra "Bethlehem Reborn. Palestina, le meraviglie della Natività", che è stata inaugurata ieri alle sale Agata e Smeralda del Museo degli Innocenti. Perché di quel ventennio, gli ultimi dieci anni, la Basilica della Natività li ha passati sotto il meticoloso restauro della ditta pratese Piacenti ed è tornata oggi far risplendere la sua originaria bellezza. Un restauro e tante scoperte avvenute nei recenti scavi archeologici che sono raccontate, attraverso gli occhi e le voci dei pellegrini che nel corso dei secoli hanno venerato il luogo della nascita di Gesù, proprio nella mostra che permarrà fino al 18 dicembre, dalle 10 alle 18.

Il percorso parte da quella primissima grotta della Natività, per passare per le meraviglie dell’arte bizantina, le fortificazioni e gli sfarzi apportate dai cavalieri del Regno Crociato di Gerusalemme, poi il lento e lungo periodo di abbandono e degrado fino alla sua rinascita oggi, avvenuta anche grazie a un accordo storico dell’Autorità Nazionale Palestinese con le tre comunità religiose responsabili della basilica: il patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, i francescani della Custodia di Terra Santa e il patriarcato armeno di Gerusalemme.

La mostra è nata a dicembre 2019, dopo un incontro di presentazione dei risultati del restauro nei Musei Vaticani. Presentazioni ed esposizioni, prima di arrivare a Firenze, hanno girato poi tutto il mondo, tra cui Aquileia, Colonia, Palazzo Unesco di Parigi. I testi della mostra sono a cura dell’archeologo Alessandro Fichera che ha personalmente seguito gli scavi archeologici e l’analisi delle architetture; i video del regista Tommaso Santi, co-curatore e direttore artistico è Taisir Hasbun, di origini palestinesi ma da anni residente in Italia.

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