La legge popolare salva-centro Diritto di prelazione sulle botteghe

Gli obiettivi: incentivare il ritorno dei residenti, ridurre gli affitti turistici e riqualificare gli immobili storici . Nardella: "Se lasciamo tutto alla deregulation, all’iniziativa privata, non riusciremo a invertire la rotta"

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di Paola Fichera

La tutela dei centri storici è uno dei cavalli di battaglia del sindaco Nardella che, agli esordi della sua carriera in Palazzo Vecchio, molto prima della sua elezione a primo cittadino, già combatteva per l’istituzione dell’albo a difesa delle attività storiche. Da sindaco si è poi più volte scontrato con le famose liberalizzazioni che dal 2006 al 2012, prima con Prodi e i decreti Bersani, poi con Berlusconi e Tremonti e infine con il governo Monti hanno progressivamente reso impossibile per i comuni ’regolamentare’ il commercio in centro e non solo.

Da tempo Nardella lavora alla legge di iniziativa popolare salva centri storici e ieri ha dato il via all’iter per la sua approvazione in consiglio comunale. "Forti della nostra esperienza per la tutela del centro storico ci siamo resi conto – ha detto il sindaco – che per salvare completamente i centri storici delle nostre città occorre una legge nazionale. Abbiamo preso spunto dai tentativi portati avanti in passato, come quelli del ministro Franceschini, adesso presentiamo al Consiglio comunale ma anche al Paese una proposta coordinata che punta su tre obiettivi". Il primo "è incentivare il ritorno della residenza in centro, combattere il turismo squalificato mordi e fuggi, regolare gli affitti turistici brevi come succede in altre città europee". La seconda missione "è tutelare il commercio tradizionale, l’artigianato, reinserendo uno strumento di pianificazione che possa diversificare le merceologie al servizio del cittadino e combattere il commercio squalificato, aiutando chi investe nella qualità e nella tradizione". Il terzo obiettivo "è favorire il decoro, anche inducendo i proprietari di immobili abbandonati e degradati a intervenire per il loro restauro, prevedendo dei contributi".

Nella proposta di legge c’è anche il diritto di prelazione per l’acquisto dei negozi. Il testo presentato dal sindaco include una disposizione di forte impatto: il riconoscimento ai titolari dei negozi storici e tradizionali di un diritto di prelazione nell’acquisto delle loro botteghe. Non solo, in caso di rinuncia degli esercenti, nel diritto di prelazione subentrerebbe automaticamente il Comune. "Qualcuno dirà che è una proposta alla La Pira di espropriazione proletaria anni 50. No – ha spiegato Nardella – facciamo riferimento a un principio: c’è un interesse pubblico, collettivo che è superiore alla totale libertà dell’interesse privato". D’altronde – è la convinzione – "se lasciamo tutto al caso, alla deregulation, all’iniziativa privata fine a se stessa, non riusciamo a invertire la rotta. Possiamo attenuarla come abbiamo fatto in questi anni con grandi sforzi, ma con grandi limiti. Sono il primo ad ammetterlo. Proprio per questo ci rimbocchiamo le maniche e lanciamo una proposta aperta ai contributi con spirito costruttivo".

La nuova legge andrebbe poi a introdurre limiti alle destinazioni d’uso e a riconoscere una particolare categoria funzionale residenziale-turistica in modo da incentivare il ritorno alla residenza in centro, combattendo al contempo gli eccessi della locazione turistica breve. Di fatto finirebbe, almeno in centro, l’era delle liberalizzazioni. La ventata restauratrice condurrebbe anche al ripristino delle distanze minime obbligatorie fra esercizi della stessa tipologia e dell’obbligo di rispettare determinati orari o giornate di apertura e chiusura dell’attività. Tutto in deroga alla disciplina europea sulla concorrenza, ma aggrappato agli appigli offerti dalla convenzione europea sul paesaggio e dalla convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società.

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