L’Opificio restituisce le ali alla Vittoria di Brescia Ciatti: "Restauro complesso su un bronzo celebre"

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di Olga Mugnaini

E’ uno dei più rari e famosi bronzi tramandati dall’antichità. Elegante nella sua posa quasi danzante, imponente con i suoi quasi due metri di altezza. Misterioso, per l’incertezza sulla divinità che rappresenta. Considerati i suoi duemila anni di età, ormai aveva proprio bisogno di un restauro. E per questo è sceso in campo l’Opificio delle Pietre Dure, che ha restituito nuova vita alla Vittoria Alata del Capitolium di Brescia, mirabile esempio della bronzistica romana del I sec. d. C, amata da Carducci e celebrata da Gabriele d’Annunzio.

Il soprintendente Marco Ciatti ci racconta quest’ennesima avventura dell’Opificio, appena conclusa con successo.

Dottor Ciatti, quanto è durato il restauro?

"Ci sono voluti due anni. Da pochi giorni abbiamo restituito la Vittoria Alata al Capitolium di Brescia, dove fu rinvenuta nel 1826 assieme agli altri bronzi romani, diventando subito la statua simbolo della città".

Perchè è stato necessario l’intervento dell’Opificio?

"Dovevamo rimediare a un vecchio restauro ottocentesco piuttosto sbrigativo, specialmente sul supporto interno che teneva insieme le varie parti, busto, braccia, ali. Per fermare la struttura metallica era stato deciso di riempire il vuoto della statua con varie sostante come cera, resine, gesso che col tempo si sono deteriorate e che noi oggi abbiamo deciso di rimuovere, perché rischiavano di aggredire la parte bronzea".

Come avete proceduto?

"Con un team interdisciplinare di trenta esperti, fra cui Francesca Morandini e Anna Patera, personale dell’Opificio, professionisti del Capitolium di Brescia, le soprintendenze, archeologi e ingegneri".

Ingegneri?

"Sì, un docente della Sapienza di Roma ha creato apposta per noi una struttura metallica per sostenere la scultura. Ma prima abbiamo dovuto svuotarla con santa pazienza, inventando e realizzando anche strumenti nuovi per questo delicatissimo intervento, di restauro e di studio"

Cosa avete scoperto?

"Ad esempio che si tratta davvero di una Vittoria Alata, mentre per lungo tempo si è pensato che potesse essere Afrodite, con le ali aggiunte in un secondo momento. Abbiamo verificato invece che il materiale delle diverse parti è coerente e quindi di un unico periodo".

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