"Noi, sul campo contro le barbarie. Corridoi umanitari per salvare vite"

In città una delegazione del coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane: "Oggi i talebani sono più feroci"

Nel 2007 la parlamentare afghana Malalai Joya (premiata col Fiorino d’Oro) ed Emma Bonino

Nel 2007 la parlamentare afghana Malalai Joya (premiata col Fiorino d’Oro) ed Emma Bonino

Firenze, 17 agosto 2021 -  Una mano tesa come unico appiglio per non scivolare nell’inferno. Le notizie che arrivano da Kabul sono un dolore straziante e infinito per chi da anni si impegna sul campo per difendere i diritti e l’umanità dalle barbarie talebane. Firenze non fa eccezione, con la delegazione fiorentina del Cisda, il coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane, da tempo schierato in prima linea. La referente Cristiana Cella, che da 30 anni vive tra le campagne nella provincia di Firenze, è in contatto costante con Ong e organizzazioni umanitarie che stanno combattendo sul posto per difendere i diritti delle donne. Il suo ultimo viaggio a Kabul risale al 2019, poi è arrivato il Covid. "Purtroppo abbiamo notizie frammentarie e le voci che ci arrivano sono drammatiche – racconta Cristiana –. Pare che i talebani vadano di casa in casa per portarsi via le donne, come bottino di guerra. La situazione è tragica e in continua evoluzione, le persone più a rischio sono coloro che in questi anni si sono esposti pubblicamente". Nel recente passato il Cisda ha contribuito a lottare contro l’oppressione talebana tramite scuole segrete e una rete clandestina di aiuti: "Lavoriamo sul campo da oltre 20 anni – spiega la referente fiorentina –. Abbiamo rapporti stretti con organizzazioni che dal ’77 sono impegnate in Afghanistan, come Rawa, le cui attiviste operano in clandestinità per istruire le donne afghane, fingendosi loro parenti". Anche in queste ore drammatiche non si fermano i tentativi di aiuto. "Stiamo cercando di organizzare dei corridoi umanitari per far uscire chi è più esposto – riprende Cella –. Purtroppo non è facile, l’ambasciata è già chiusa e i talebani sono diventati più esperti dal punto di vista informatico, decifrano le comunicazioni". Un clima di terrore che spezza il fiato. "I talebani oggi sono più feroci, più forti e più ricchi di 20 anni fa. Non oso immaginare quale possa essere il futuro, i piccoli passi fatti in questi anni per i diritti delle donne saranno cancellati. E considerando che l’87% delle donne era vittima di violenza, con tante storie terrificanti, temo il peggio. Sappiamo che c’è stato un passaggio di consegne, la presenza dei talebani nel governo è stata accettata a livello internazionale. Un abbandono piuttosto vergognoso". La guerra in Afghanistan per Firenze è una ferita lancinante, basta ricordare il martirio dei parà nel settembre del 2009: tra le vittime c’era anche Massimiliano Randino, 32 anni, residente a Sesto Fiorentino. Nel luglio di due anni prima, Malalai Joya, deputata indipendente del parlamento afgano, aveva ricevuto in Palazzo Vecchio il Giglio d’oro di Firenze. E poi Barbara De Anna, 38 anni, di Reggello, funzionaria dell’organizzazione internazionale per le migrazioni: perse la vita nel 2013 dopo essere stata ferita gravemente in un attacco talebano in Afghanistan. "Imparare dalla storia, assumersi le proprie responsabilità, questo l’insegnamento più forte che ci viene, ad esempio, dagli uomini e dalle donne che abbiamo commemorato in questi giorni perché hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà – dice Donata Bianchi, presidente della Commissione Pari Opportunità, Pace, Diritti Umani e Relazioni Internazionali –. Anche Firenze può dare il suo contributo per dire no alle guerre e tracciando una strada che renda evidente l’urgenza di prendersi cura del mondo e di una umanità sempre più sofferente. Rendiamoci disponibili a sostenere corridoi umanitari e ad accogliere profughi, in primis donne e bambini, specie quelli degli orfanotrofi che stanno per essere abbandonati dalle Ong perché non più presidiati dagli eserciti della Nato".  

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