Una storica trattoria di Firenze: «Qui è vietata la pasta della Juve»

Tifo goliardico: locale abbandona la marca sponsor dei bianconeri

Fabio Colzi, titolare con il fratello della Trattoria Mario

Fabio Colzi, titolare con il fratello della Trattoria Mario

Firenze, 23 marzo 2019 - Premessa d’obbligo. Solo a Firenze la realtà si fa beffe dell’immaginazione con una nonchalance così disarmante, figlia di uno spirito spiccio e antico, dove la battuta e l’iperbole sono marchi di fabbrica. E quello spirito Fabio Colzi della Trattoria Mario, spina dorsale di San Lorenzo – uno degli ultimi avamposti di quella fiorentinità ancestrale e pura, distante anni luce da quell’altra, esibita e muscolare, di troppi locali acchiappa-turisti del centro storico – l’ha inzuppato nel dna quand’era in fasce. Fine della premessa, con tante scuse per la lunghezza.

La storia. Fabio è nato nelle viscere di una città genuina e senza fronzoli, con l’appartenenza cucita nella pelle. Normale, inevitabile che il suo sangue sia viola. E che il suo cuore batta all’impazzata, anche ora che ha cinquant’anni, «quando scendono in campo i ragazzi». La sua trattoria, che gestisce con il fratello e i nipoti, è un tempio laico del tifo di casa nostra. Sciarpe, poster, vessilli. Chiaro che da queste parti, su queste panche – dove tra l’altro di recente si è seduto anche Alessandro Borghese con la sua disfida dei ‘4 ristoranti’ – la Juventus sia vista come fumo negli occhi, un fumo più denso di quello che arriva dalle bistecche della cucina. E allora quando Fabio ha visto il marchio di quella nota pastasciutta – che ogni giorno scodella nella sua trattoria – diventare sponsor dei bianconeri non ci ha pensato un attimo («ma nemmen’un secondo, te l’assicuro») e ha sentenziato: «Qui da me quella pasta non si mangià più, se ne piglierà un’altra. Se costa di più pazienza».

C'è (ancora) una Firenze così. Che risponde di pancia, goliardia e sfrontatezza. Senza pensare alle conseguenze. «Chi se ne importa quando non c’è violenza ma solo goliardia?». Già, che male c’è? D’altronde la goliardia è la freccia più forte del nostro arco.

Ci torna in mente a tal proposito la tabaccheria del Campo di Marte che vende anche i biglietti per lo stadio dove, alla vigilia di un Fiorentina-Juve, davanti allo sportello ‘ticket settore ospiti’ comparve una scritta vergata con il pennarello: «Io gli ospiti me li scelgo. E questi per casa un’ ce li voglio».

Le storie si assomigliano. «Non ho nulla contro la pasta che anzi è ottima – riprende Fabio – ma quando ho visto la pubblicità con i giocatori della Juve che la mangiavano non ho resistito e ho deciso che, dopo decenni, cambierò fornitore». Un po’ il ‘Non c’è niente da fare, è più forte di me’ come diceva Francesco Nuti nel suo Caruso.

Cosa aspettarsi da un oste vecchia maniera che «quando si affaccia al ristorante qualche studente con la maglia della Juve, io gli dico che così non può mangiare, gli do una delle magliette della trattoria e lo metto a tavola così»? «Poi naturalmente gliela regalo eh?» conclude con un sorriso. C’è (ancora) una Firenze così. Ed è una bella fortuna.

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