Firenze, 19 settembre 2019 - Una bellissima storia, fatta di impegno e dedizione. E’ quella di Federico Cortigiani, 25enne di una piccola frazione di Vicchio che ha appena concluso un master di due anni in storia e studi islamici alla prestigiosa università di Oxford in Inghilterra; per il quale è stato selezionato insieme ad altri sei studenti provenienti da tutto il mondo. E che ora pensa a un dottorato di ricerca negli Stati Uniti (ha già fatto domanda in tre università: New York, San Francisco e Princeton) o in altre università europee.
Una storia di talento, per il quale però Federico ha dovuto lasciare l’Italia; anche se ancora non sappiamo se diventerà uno dei tanti ‘cervelli in fuga’ o se alla fine del suo percorso di studi sceglierà di lavorare in Italia. Ora Federico si trova in Mugello per le meritate vacanze, e lo incontriamo davanti a un caffè e a un succo d’arancia: "Negli ultimi sei anni – racconta – ho vissuto fuori dalla Toscana, prima per quattro anni a Venezia e poi gli ultimi due ad Oxford. Dopo il liceo classico a Firenze ho scelto l’università Ca’ Foscari di Venezia per studiare lingue orientali, in particolare il turco e l’arabo".
Perché questa scelta?
"Fin da bambino mi interessava la storia extraeuropea, e in particolare quella dell’impero ottomano, spesso dipinto come ‘il nemico’. E poi, dopo gli anni di studi classici, volevo cambiare un po’ la prospettiva".
Come sei arrivato ad Oxford?
"Ho finito la triennale a Venezia nell’aprile 2017, a ottobre sono partito per Oxford. Essere stato scelto lì mi sembrava un sogno. Cercavo un master fuori dall’Italia e quello era l’unico che si adattasse veramente ai miei studi, ma la selezione è stata molto dura, il master era per 13 posti, ma alla fine hanno preso solo 6 persone".
Come si studia nella famosa università inglese?
"Qui ho dato i sei esami previsti dal corso, studiando giorno e notte in maniera intensiva, preparando saggi e scrivendo articoli anche in lingua persiana".
Solo studio?
"La vita sociale degli studenti è piuttosto limitata, tenuto conto anche del rigido cerimoniale legato alla vita accademica. Per gli esami, a esempio, gli studenti devono vestire il tradizionale abito nero, con la toga conosciuta come ‘gown’".
E l’Italia?
"Tornavo appena potevo. Ma sono riuscito a mettere un po’ di Italia anche nei miei studi. La mia tesi, alla quale ho lavorato circa un anno, riguardava un trattato di geografia ottomano del 1500, e che derivava proprio da un libro italiano".
Dove vedi il tuo futuro?
"Magari un giorno potrei lavorare all’Università di Firenze".
Nicola Di Renzone
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