’Insorgiamo’, dalla vertenza alla lotta per i diritti

Salvetti annuncia il tour del movimento. "Decideremo insieme come fare, intanto pensiamo a due giornate contro il carovita e la guerra"

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di Barbara Berti

"Vogliamo dare continuità a quella piazza che insieme a noi è insorta, non solo per la nostra vertenza, quanto per chiedere un cambiamento generale dei rapporti di forza del nostro Paese". Così Dario Salvetti, delegato Rsu della ex Gkn di Campi torna a parlare di "Insorgiamo", la maxi manifestazione fiorentina di sabato scorso.

Il bilancio della manifestazione?

"Non entro nel merito di numeri, ma sicuramente è stato un corteo di qualità visto che lo abbiamo chiamato noi come Collettivo di Fabbrica insieme a Fridays for Future ma si è auto-organizzato con la partecipazione di centinaia di realtà sociali, sindacali e politiche. In questi otto mesi, quasi nove, di vertenza, abbiamo girato l’Italia e trovato tante situazioni che non vanno. Se a settembre scorso, la manifestazione che inondò Firenze era spinta dall’urgenza dei nostri licenziamenti, adesso è stato fatto un passo avanti, un ragionamento più complesso e ci poteva essere rischio di perdere in incisività".

E, invece, si sono unite tante convergenze, come nel caso del rapporto instaurato con Fridays for Future...

"Sì, la crisi dell’automotive e la crisi del clima non sono due temi separati. E’ l’attuale modo di produzione e consumo a essere inquinante, ed è dal suo cambiamento radicale che bisogna ripartire. Non permettiamo di giustificare delocalizzazioni, licenziamenti, precariato con la scusa della crisi climatica. Né permettiamo di giustificare con la difesa dei posti di lavoro un rallentamento o una deviazione nella transizione ecologica e climatica".

Con voi in piazza si è assistito a un risveglio della democrazia partecipativa e rivendicativa?

"Spero di sì. La nostra vicenda insegna che essere salariati sotto ricatto limita la nostra possibilità come persone e cittadini di dedicarci alle lotte a cui teniamo, nonché di essere attivamente partecipi del cambiamento. Liberarci dal ricatto significa riappropriarci del diritto di incidere sulla politica del Paese e acquisire nuovo potere decisionale sulle nostre vite. Quella piazza pensa di poter costruire un mondo più equo, pacifico, ambientalmente sostenibile, ma anche più efficiente".

Come si dà seguito al maxi corteo di sabato scorso?

"Quella piazza riempiva gli occhi ma non deve fermarsi lì. Vogliamo riempire la testa della gente. Come? Lo decideremo insieme, ci sarà una discussione collettiva. La proposta di una giornata contro il caro vita e contro la guerra è un’idea a cui stiamo pensando visto che sono due tematiche emerse durante il nostro Insorgiamo Tour". L’Insorgiamo Tour, quindi, va avanti?

"Ci sono arrivate tante nuove richieste, anche per presentare il nostro libro ‘Insorgiamo - Diario collettivo di una lotta operaia (e non solo)’. Ora le valuteremo con calma. Per quanto riguarda gli incontri che uniscono i temi del lavoro allo spettacolo, per noi sono stati fondamentali e ci auguriamo, parlandone con l’Arci, che gli appuntamenti continuino".

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