Il futuro del Monte in consiglio regionale

Nella comunicazione d’apertura il presidente Giani insisterà sulla permanenza del Tesoro nel capitale sociale della Banca

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La posizione del presidente della Toscana Eugenio Giani non è certo cambiata in queste settimane sul futuro del Monte dei Paschi. Anche perché non è accaduto nulla, nel corso di una estenuante ’danza immobile’ che è da mesi il risiko della finanza, che possa spingere Giani ad attenuare la sua posizione e a cercare l’unanimità nel consiglio regionale di domani.

"La mia azione è stata e sarà sempre tesa alla tutela del Monte dei Paschi di Siena anche perché, in una regione ove la finanza e la banca hanno avuto un ruolo di riferimento in tutto il mondo, il Monte dei Paschi rappresenta l’ultima espressione di banca autorevole sul piano internazionale che ha sede, direzione e radicamento territoriale nella nostra regione. E’ l’ultima espressione - sarà il volo storico del presidente Giani nella sua dichiarazione d’apertura - di fare banca nella regione che dal 1252 coniava il fiorino d’oro a Firenze, negli anni successivi definiva le regole per la cambiale con il mercante pratese Francesco Datini e con i banchi Bardi e Peruzzi offriva credito ai più potenti monarchi dell’Europa medievale".

Può una terra che ha insegnato al mondo a fare banca, con precedenti crac e fallimenti provocati dagli scriteriati sovrani europei, perdere il suo ultimo baluardo finanziario? Per Giani non è concepibile. "Io sono estremamente perplesso - ribadirà il presidente in aula - dell’operazione che può portare alla fusione per incorporazione. Non sappiamo qual è l’orientamento del nuovo Governo, sono pronto a discutere con il presidente Draghi e i suoi ministri soluzioni che diano impulso ad accelerare la strada del risanamento per tutelare i livelli occupazionali e mantenere a Siena la direzione generale della banca"

C’è un solo modo per farlo: lo Stato ricapitalizzi Mps, assieme a partner privati. Metta la sua parte, il 64%, dei 2 miliardi e mezzo di euro che servirebbero alla banca per rientrare nei parametri. Alla vigilia del consiglio regionale sul caso Mps, però, non c’è solo la posizione del presidente sui tavoli. Ci sono già due proposte di mozione, alternative nel senso che sono sovrapponibili. La prima è di Fratelli d’Italia e ricalca la mozione presentata in Parlamente, nella quale si chiede espressamente che il Tesoro resti ancora nel capitale del Monte dei Paschi e non dia seguito agli intenti esplicitati nel decreto firmato dall’ex premier Conte, sulla privatizzazione entro la primavera 2022.

La seconda proposta di risoluzione è stata presentata dal vicepresidente del consiglio regionale Stefano Scaramelli, esponente di Italia Viva. Nel documento Scaramelli ripercorre tutte le tappe che hanno portato all’urgenza di "una soluzione strutturale per la banca, inclusa un’operazione di Merger and Acquisition con un partner di primario standing". Dalla perdita di 1 miliardo e 689 milioni registrata nel bilancio 2020 alla necessità di trovare in tempi rapidi un partner per la fusione, altrimenti il rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi "avverrà a condizioni di mercato e sarà sottoscritto pro quota dal Tesoro", Scaramelli riassume tutte le decisioni del board Mps. La differenza è che il processo di fusione è indicato come la soluzione strutturale principale. E solo nel caso non si trovassero partner "la giunta regionale potrebbe chiedere al Governo la possibilità di rinegoziare le condizioni di permanenza dello Stato".

Anche sulla fusione il vicepresidente del consiglio offre ipotesi alternative a Unicredit: "un’aggregazione tra soggetti economici paritetici per garantire la sede in Toscana e la governance di un terzo polo bancario". Tradotto, Scaramelli sposa l’idea di una fusione a tre Mps-Banco Bpm-Bper.

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