Il debutto di Mäkelä Talento da applausi

di Giuseppe Rossi

Ha suscitato grande interesse il primo concerto a Firenze di Klaus Mäkelä che costituiva anche il suo debutto italiano. Fortunata "scoperta" sul web del sovrintendente Pereira nei giorni dell’isolamento ma in realtà, a soli ventiquattro anni, già un direttore affermato, come dimostrano gli incarichi importanti alla Filarmonica di Oslo e all’Orchestre de Paris. Ennesimo frutto della prestigiosa scuola finlandese di Jorma Panula, il giovane direttore si è presentato nella Cavea del Maggio con un bel programma che accostava Tapiola di Sibelius, sorprendentemente una novità nelle stagioni del teatro, alla Prima Sinfonia di Mahler e fin dalle battute iniziali del poema sinfonico ha dimostrato la sua autorevolezza tecnica, giocata su un gesto asciutto e perentorio ma all’occorrenza anche provvisto di carezzevole flessibilità, che gli consente di accordare la trasparenza analitica dei dettagli ad una calorosa tenuta dell’insieme.

Alla lettura originalmente aspra, cupa e fremente dell’ultimo capolavoro sibeliano, Mäkelä ha fatto seguire un Mahler altrettanto maturo e ben lavorato nell’ampiezza impressionante del ventaglio dinamico come nella sicura delineazione poetica dei suoi episodi contrastanti, dalla freschezza giovanile dei primi due tempi alle sinistre deformazioni della Marcia funebre fino ai tormentati conflitti e allo sbocco radioso di un Finale dal percorso davvero avvincente. E dire che le condizioni dell’esecuzione all’aperto non erano le più favorevoli, con ricorrenti folate di vento che lo costringevano spesso a dirigere con una mano sola per tener ferme le pagine della partitura e in parte compromettevano la resa stessa dell’Orchestra del Maggio, pur seriamente impegnata ad assecondarlo.

Il concerto ha richiamato un pubblico particolarmente folto che non ha mancato di manifestare il suo entusiasmo nei confronti del giovane talento.

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