Gli innocenti e la ruota

Il commento del caporedattore de "La Nazione" Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Firenze, 22 gennaio 2019 - C’era, nella Firenze rinascimentale, la «ruota degli innocenti». I bambini nati fuori dal matrimonio o in famiglie poverissime venivano lasciati nella conca alla sinistra dell’entrata dello «Spedale». Avvolti in fasce bianche e coperte. Le madri, quasi sempre, erano costrette ad abbandonarli nottetempo. Suonavano la campanella e scappavano. Nessuno le vedeva. Scomparivano nell’oscurità della vergogna. Ma non si staccavano mai dai loro figli. Nel cuore, la speranza di un futuro migliore. Addosso ai piccoli, ricordano le cronache di allora, venivano lasciate medaglie spezzate a metà. Una parte, che si incastonava esattamente a quella del figlio abbandonato, se la portava via la mamma. Sognava che sarebbe arrivato il giorno dell’abbraccio. E solo quella medaglia ricomposta poteva provare, da grandi, che il «cordone ombelicale» era proprio quello.

Nel 1875 la ruota fiorentina fu murata. Ma lo «Spedale» prima e l’Istituto degli Innocenti dopo hanno svolto sempre quella funzione di supporto alla crescita di migliaia e migliaia di bambini, che soli non sono mai stati anche senza il calore di madre e padre. Dal marzo scorso, proprio nel solco della secolare tradizione, gli «Innocenti» sono in campo in nome dei più deboli e del valore della famiglia. Quella di origine, del dna del sorriso e del colore dei capelli, della terra di provenienza. È così nato, con la Regione Toscana, un progetto che mette in prima fila la sensibilità, valore così significativo da investire risorse e professionalità per mettere in un angolo la vergogna. E rafforzare il desiderio di voler tornare indietro nel tempo, alla ricerca di un volto e di una mano tesa. Di far breccia nella coscienza. Di diradare la nebbia dei ricordi. Un lavoro difficile, una salita da fare insieme per trasformare la burocrazia dei documenti in una ricerca del senso di appartenenza più intimo e più unico. Di orientare e sostenere chi trova dentro di sé l’energia per scavare a fondo. Non lasciandolo solo un’altra volta nel mare della rete Internet del mondo globale, senza aiuti e riferimenti certi. In nome di quell’amore sempre vivo.

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