I giudici: "Per la morte di Ciatti omicidio volontario". No alla scarcerazione

Rigettato il ricorso dei legali di Bissoultanov, principale imputato per l’omicidio del 22enne di Scandicci. Bocciata l’impostazione difensiva, che puntava al colposo. Ma per Covid il processo slitta ancora

Migration

Firenze, 25 settembre 2020 - Rassoul Bissoultanov, ceceno, il principale, ma non unico, imputato per l’omicidio di Niccolò Ciatti, avvenuto nell’estate del 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, resta in carcere. La corte d’appello spagnola ha rigettato la richiesta dei suoi difensori, che chiedevano che per lui si aprissero le porte della prigione in cui è rinchiuso da più di tre anni.

Il "no" dei giudici spagnoli alla richiesta del lottatore di Mma che si accanì sul giovane di Scandicci, sembra un passaggio scontato, ma in realtà questa pronuncia ha un peso specifico molto rilevante nell’economia di quel processo che la famiglia aspetta da quel 13 agosto del 2017 e che invece slitta ancora a causa del Covid.

Nel ricorso, i legali di Bissoultanov, infatti, puntavano sulla riqualificazione dell’imputazione in omicidio colposo. Per l’impostazione difensiva, la morte di Niccolò sarebbe stata una sorta di incidente non voluto. Quindi, l’eventuale "ribasso" dell’accusa avrebbe automaticamente portato a una rimodulazione, anch’essa più favorevole all’imputato, della pena. E i tre anni abbondanti di carcerazione preventiva già scontati dal ceceno gli avrebbero consentito, sempre secondo le argomentazioni della sua difesa, di ottenere subito il beneficio di una misura alternativa al carcere.

Ma il giudice di Girona, Sonia Losada Jaén, non ha recepito questa ricostruzione, e anzi, ha messo nero su bianco una sorta di "sentenza" che difficilmente potrà essere ribaltata da un altro tribunale. Cioè che per la morte di Niccolò Ciatti si procede per omicidio volontario, non per altre ipotesi più "soft". Questo significa inoltre che, essendo le pene del volontario più alte, Bissoultanov deve stare ancora in carcere anche in attesa dei tempi incerti dell’inizio del giudizio.

Giudizio che, come ha stabilito sempre la corte di Girona (che accolto il ricorso dei legali dei Ciatti rispetto all’archiviazione degli altri due ceceni che parteciparono al pestaggio), vedrà sul banco degli imputati anche Mosvar Magomadov, quello che nel filmato girato nella pista da ballo del locale - in cui si vede anche il calcio mortale sferrato alla testa di Ciatti da Bissoultanov - indossa una maglietta rossa. Purtroppo la pandemia ha allungato i tempi già dilatati di un procedimento che, anche prima dell’emergenza sanitaria, non si era contraddistinto per rapidità. Informalmente, i giudici hanno fatto sapere che fino a che resterà questa situazione, difficilmente potranno cominciare le udienze.

Era la sera del 12 agosto 2017 quando il destino riservò a Niccolo, 22 anni, in vacanza in Costa Brava con gli amici, l’incontro con Bissoultanov. Il giovane commerciante di San Lorenzo si ritrovò in balia della furia dei tre ceceni nella pista da ballo. Che dopo averlo massacrato, scapparono sul lungomare e lì vennero arrestati dai mossos d’esquadra. Ma dopo pochi giorni, gli altri due vennero lasciati liberi di tornare a Strasburgo, dove vivono come figli di rifugiati.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro