Grandi incontri necessitano di grandi attese

Don Francesco

Vermigli

Com’è possibile vivere in pienezza un grande evento, se non pensando ad esso e desiderarlo, quando ancora non è accaduto? Ho un incontro importante con una persona, e io quell’incontro lo aspetto, lo attendo: tutto il cuore e tutta la mente vanno verso di esso; come una cosa da desiderare e da preparare. Così accade per l’incontro con Gesù, un incontro da preparare, da desiderare, da attendere con tutto il cuore e con tutta la mente. E così dice Giovanni il Battista con forza e decisione, nel Vangelo di questa seconda domenica d’Avvento (Matteo 3,1-12). Lo afferma, con forza e decisione, si diceva. È il suo modo, un modo schietto e rude: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione". Eppure, in questa modalità così decisa, Giovanni esprime che i grandi incontri vanno preparati e vissuti nell’attesa. Dice l’evangelista Matteo che in Giovanni il Battista si realizza la profezia di Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!". Preparare a pensarci bene è già in parte vivere l’incontro. È anticiparlo, nel desiderio e nell’attesa. È concentrare tutta la propria vita su quello, accantonando altri pensieri, altri desideri. In fondo è la domanda delle domande: quale desiderio supera gli altri desideri nella nostra vita? Ma se c’è un desiderio di questo genere, è perché c’è un evento che nella nostra vita è degno di una preparazione grande, di un’attesa grande, di un desiderio grande.

Errata corrige: per un disguido di natura tecnica, nell’edizione della scorsa settimana è stata pubblicata una seconda volta una riflessione già uscita in passato. Ce ne scusiamo con i lettori e l’autore

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