Gli studenti in carrozzina Lezioni per capire i disabili

Oltre quattrocento ragazzi coinvolti nel progetto ‘Il marciapiede didattico’. Un percorso costruito ad hoc con tutti gli ostacoli che s’incontrano ogni giorno

Migration

di Elettra Gullè

Bici legate ai pali che invadono i marciapiedi, bauletti dei motorini che impediscono il passaggio, vasi di fiori che sporgono pericolosamente dai davanzali. Per non parlare poi dei dislivelli, delle buche mal rattoppate e degli escrementi di cane. Per i disabili, i marciapiedi sono percorsi ad ostacoli pieni zeppi di insidie. Per rendersene conto, e per avere poi un comportamento più responsabile, il modo migliore è sempre quello di "vestire i panni dell’altro".

Si basa su questa semplice osservazione il progetto socio-educativo ‘Il marciapiede didattico’, promosso da Adra Italia e attivo nella nostra città soprattutto nel quartiere 5.

In sintesi si tratta di una struttura modulare che rappresenta un marciapiede pieno zeppo di barriere architettoniche.

Gli studenti sono invitati a salire su una sedia a rotelle per sperimentare in prima persona le difficoltà di un diversamente abile oppure ad effettuare il percorso bendati.

Dell’iniziativa si è parlato durante un forum online ‘Disabilita il pregiudizio col il marciapiede didattico’ a cui hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore Sara Funaro, il presidente del Q5 Cristiano Balli, la pedagogista Laura Ferraresi e le docenti dell’Ateneo fiorentino Camilla Matera ed Amanda Nerini, che hanno proprio svolto una ricerca per dimostrare, dati alla mano, l’efficacia del progetto. Nello studio sono stati coinvolti 437 studenti di 21 classi del liceo Alberti Dante e della secondaria di primo grado Paolo Uccello.

"Dalla ricerca è emerso che dopo quest’esperienza i giovani hanno sviluppato una maggiore empatia nei confronti dei disabili - dice la professoressa Nerini -. Non solo. L’esperienza risulta efficace non solo nel ridurre il pregiudizio verso i portatori di handicap, ma anche verso altri gruppi minoritari, quali immigrati od omosessuali".

"L’obiettivo del progetto è superare le barriere fisiche e mentali - spiega Ferraresi -. Sembra incredibile, ma la diffusione dei pregiudizi è già presente sotto i 10 anni. Per questo, fondamentale è immedesimarsi, comprendere la condizione dell’altro mettendosi nei suoi panni". Per prima cosa i ragazzi riflettono sui concetti di disabilità e di diversità. E poi percorrono il marciapiede. Alcuni lo fanno con disinvoltura, altri invece sono restii a sedersi sulla sedia a rotelle "per via di uno stereotipo culturale secondo cui ‘porterebbe male’".

"Non pensavo fosse così difficile e rischioso", ammette Ester, una ragazza che si è messa alla prova.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro