Gli albergatori e i rincari da record "La pandemia ci ha massacrato"

I titolari replicano allo studio dei consumatori: "Il confronto corretto va fatto con il 2019, non con il 2021". L’anno scorso erano in vigore numerose promozioni e non c’era stata l’impennata dei costi energetici

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di Olga Mugnaini

FIRENZE

Dopo tanta attesa finalmente sono tornati, specialmente gli americani. E visto il desiderio di approdare in riva all’Arno, forse non si saranno neppure accorti del rincaro degli hotel.

Firenze resta infatti una delle mete preferite dei turisti a stelle e strisce, che in quest’estate hanno ripreso ad affollare la città. Per loro, come per tutti gli altri, le camere d’albergo hanno subito l’impennata quasi del 40% rispetto alle tariffe dell’anno scorso.

A renderlo noto è uno studio dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha stilato la classifica completa delle città con i maggiori rincari per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione, elaborando gli ultimi dati Istat relativi al mese di luglio.

E Firenze batte tutti: gli alberghi e le pensioni sono rincarate del 38,5% a confronto con lo stesso mese del 2021. A seguire Milano col 30,9%, Venezia con più 21,2%, Pisa più 19,7%, Roma 17,8%, Siena 17,7%.

La media nazionale degli aumenti si ferma al 12,7%, ma chiaramente le città d’arte viaggiano su altri parametri, e patiscono ben altre difficoltà legate al turismo.

"Non possiamo dimenticare che veniamo da due anni di pandemia e che Firenze ha subito un vero massacro del settore – afferma Francesco Bechi, presidente di Federalberghi di Firenze e della Città Metropolitana –. Il raffronto non va fatto con il 2021, ma con il 2018 e 2019. Per salvare il salvabile è logico che durante la paralisi del turismo per Covid i prezzi erano stati drasticamente ridotti. Ma dobbiamo anche ricordare che negli ultimi mesi, oltretutto le bollette sono aumentate vertiginosamente. Quindi, non credo sia né giusto né reale parlare di questo rincaro".

Dello stesso avviso è Giancarlo Carniani, vicepresidente di Confindustria Firenze e general manager dell’hotel Plaza Lucchesi e di Villa Olmi: "I prezzi più alti per Firenze si spiegano in molti modi - afferma –: prima di tutto col ritorno degli americani, che per noi sono davvero un mercato importante. Fortunatamente continuiamo ad essere una delle mete in cima alla lista dei loro sogni. E poi col “rimbalzo“ in alcuni segmenti del mercato. Per esempio, la ripresa dei matrimoni, che sono stati praticamente fermi per due anni e per i quali abbiamo ricominciato ad avere una grande richiesta, confermando la città una delle location preferite".

Fatto sta che, per un motivo o per l’altro, nonostante i prezzi alle stelle, gli alberghi della città passeranno un Ferragosto con le camere occupate per l’85% delle disponibilità. Una percentuale molto alta, anche rispetto al pre-pandemia, considerando che i mesi da “vendemmia“ per Firenze sono giugno e settembre.

In ogni caso resta il record dei rincari del 38,5%, assai superiore ad altre città d’arte, tra cui Venezia e Roma. Il motivo lo spiega Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi: "Firenze ha il suo punto di forza proprio nei turisti americani – conferma –, mentre a Roma ci sono tanti altri tipi di turismo. La capitale non si mai fermata, come invece hanno dovuto fare gli hotel fiorentini. Il confronto non va fatto con i prezzi del 2021, ma con quelli del 2018-19, tenendo conto degli enormi aumenti che si sono registrati su tutti i fronti, dall’energia elettrica alla benzina. Per fortuna il mercato statunitense ha ripreso. I numeri ci dicono che anche agosto sarà un buon mese".

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