Vertice Gkn, chiusura non "intaccata". I lavoratori: "Ora tocca al governo"

Istituzioni, sindacati e dipendenti puntano al decreto delocalizzazioni "per pressione e sanzioni". L’azienda: ricorso dopo la sconfitta, costretta alle relazioni con la Rsu ma la strategia non cambia

I lavoratori Gkn hanno esultato dopo la sentenza (foto Germogli)

I lavoratori Gkn hanno esultato dopo la sentenza (foto Germogli)

Campi Bisenzio (Firenze), 21 settembre 2021 - Le previsioni più ottimistiche di lavoratori, sindacati e istituzioni si sono concretizzate: solo il giudice del lavoro poteva dare la svolta. E svolta è stata con la sentenza del Tribunale di Firenze che ha azzerato i 422 licenziamenti dei dipendenti di Gkn. E ora? L’azienda incassa la sconfitta giudiziaria (farà ricorso) e rilancia: rispettiamo le disposizioni del giudice, ma le nostre intenzioni di chiusura non sono intaccate, fanno sapere dal vertice. E lo scrivono due volte nel comunicato che diffondono in serata dopo l’incontro a Roma al Ministero dello Sviluppo economico: "La società, pur non condividendo la ricostruzione e le conclusioni del decreto, rileva come la decisione di chiusura non sia stata intaccata né censurata, così come la messa in liquidazione dell’azienda".

E ancora: "La società tiene a precisare che la decisione di chiusura non è stata intaccata, proseguendo lo stato di liquidazione in atto, e che il confronto sindacale potrà avvenire nell’ambito delle procedure legali sulle quali il Tribunale di Firenze si è pronunciato". Per due volte il vertice Gkn usa il verbo intaccare: come dire la nostra strategia può rallentare, ma va avanti. Insomma il pericolo licenziamento collettivo resta vivo. Eccome.

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I lavoratori della Gkn e i sindacati lo sanno bene. Si è guadagnato tempo, si sono riportate indietro le lancette al 9 luglio quando sono stati annunciati i licenziamenti (domani, senza la sentenza del giudice, sarebbero arrivate le definitive lettere di licenziamento). Ora si devono aprire le normali relazioni sindacali che prevedono confronto con Rsu e sindacati. Lo dice la legge, l’ha ribadito il giudice. Dopo le comunicazioni sindacali potrebbe ricominciare il conto alla rovescia, altri 70 giorni. Oltre due mesi. C’è il tempo per mettere pressione ulteriore all’azienda, secondo operai e sindacati. Ma "deve scendere in campo il governo" si ripete allo stabilimento di Campi Bisenzio. "E finora non l’ha fatto come poteva".

"Tocca alla politica, mantenga le promesse" dice il segretario della Fiom Firenze, Daniele Calosi. "Intervengano Draghi e Giorgetti" dice con Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil. "Per vincere definitivamente la vertenza c’è bisogno che il governo si schieri con atti concreti" sottolineano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm e Davide Materazzi, segretario della Uilm di Firenze.

Rilancia il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani: "Melrose apra lo stabilimento e il governo intervaga con normativa ad hoc". Insomma tutti guardano all’esecutivo di Super Mario e al ministro leghista del Mise Giorgetti. Lo strumento per incidere è il decreto legge Orlando-Todde sulle delocalizzazioni. "Adesso - commenta il ministro del Lavoro Orlando - si tratta di dare nuovi strumenti ai territori, alle imprese sane, ai lavoratori, per evitare che queste vicende debbano essere risolte da un giudice e per difendere il tessuto produttivo da operazioni speculative".

"Dobbiamo introdurre il decreto" ha ribadito la viceministra per lo Sviluppo economico, Alessandra Todde. Il ministro Giorgetti non si pronuncia nel merito del decreto e dice: "L’Italia non è un Far West".

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