Gkn, un operaio: "Precipitato in un incubo. Questa fabbrica per 27 anni è stata casa mia"

Luca Perini, dipendente dello stabilimento di Campi, racconta lo stesso dramma che coinvolge decine e decine di colleghi pratesi

Un gruppo di lavoratori Gkn ieri al presidio davanti alla fabbrica

Un gruppo di lavoratori Gkn ieri al presidio davanti alla fabbrica

Campi Bisenzio (Firenze), 11 luglio 2021 - Ore d’angoscia per i 422 operai Gkn, azienda che produce giunti e semiassi per i grandi marchi dell’auto, che ha chiuso la fabbrica di Campi dove lavorano moltissimi operai pratesi. Un licenziamento improvviso che ha spiazzato 422 famiglie. Luca Perini è uno dei tanti pratesi della Gkn, è entrato nel 1994 quando ancora lo stabilimento si trovava a Novoli. C’era anche lui ieri mattina nel presidio fisso indetto dai lavoratori dopo la scioccante comunicazione via mail del licenziamento di massa. Leggi anche: Cosa produce la Gkn: la storia dell'azienda / Uno schiaffo alla Toscana post pandemia

image
image

E’ entrato in Gkn 27 anni fa...  «Ho visto questo stabilimento nascere. Sono nel reparto manutenzione meccanica da sempre. Alla Gkn ci trovavamo bene, eravamo come una famiglia. Avevamo buoni contratti, una forte rappresentanza sindacale. Poi dalla mattina alla sera tutto è cambiato».  Non avevate avvertito alcun segnale, qualcosa che potesse anticipare la chiusura?  «Niente di niente. Pensavamo che a settembre avrebbe potuto esserci una trentina di esuberi. Ma che si arrivasse a questo punto nessuno lo immaginava. Gli ultimi mesi c’era un po’ di fiacca nei reparti, meno impegno, magazzini più vuoti, qualcosa non andava ma non immaginavamo un licenziamento collettivo».  Le specializzazioni Gkn?  «Lavoriamo per il settore auto, produciamo semiassi per Fiat, Bmw, Audi, Volkswagen. Grazie alla collocazione strategica di Firenze eravamo in grado di rifornire gli stabilimenti di tutta Italia».  Anche Gkn, come altre multinazionali, delocalizzerà la produzione?  «Gkn ha tanti stabilimenti in Europa, qui abbiamo macchinari per 5 milioni di euro, vogliamo vedere se li porteranno all’estero. Siamo qui anche per questo».  «Separato, due figli, un mutuo».  Come si sente?  «Male. Mi è caduto il modo addosso. Quando ho aperto la mail pensavo a uno scherzo, invece sono precipitato in un incubo. Non è solo una questione economica, è anche affettiva perché per 27 anni questa azienda è stata parte della mia vita, è un ambiente che ho visto nascere. E loro ci hanno considerato meno di animali».  Tra voi lavoratori non ci sono molti giovani... «Ho 51 anni e quasi tutti hanno la mia età. Ho una buona professionalità, credo che ritroverò un’occupazione ma non sarà più come questa».  Le prospettive adesso?  «I rappresentanti dei lavoratori andranno a trattare al ministero del lavoro, sarà una prova di forza. La multinazionale detterà le condizioni, nella migliore delle ipotesi ci saranno esuberi, ci toglieranno le maggiorazioni conquistate con anni di lotta in Fiat, ma comunque non vedo molte possibilità. Vorranno arrivare alla chiusura definitiva».  In fabbrica ci sono tanti dipendenti non solo di Firenze, ma anche della zone limitrofe... «È una ferita all’intera area metropolitana dal punto di vista sociale, occupazionale e dell’indotto che lavorava con Gkn. Le famiglie colpite non sono 422, ma molte di più».  Ai politici cosa chiede?  «Di stare al nostro fianco, di farsi vedere e sentire di più, di aiutarci a trattare con la multinazionale».  A chi ha deciso di chiudere dall’oggi al domani comunicandolo per mail, cosa dice?  «Di metterci la faccia, di venire qui a darci una spiegazione di cosa per noi è inspiegabile. Abbiamo avuto un calo di produzione, ma è fisiologico. E vorrei una spiegazione dai dirigenti, che sicuramente sapevano e facevano finta di niente».  

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro