"Gkn, il problema è di tutti"

"Attenti all’effetto ecomostro e alle conseguenze sull’intero settore auto"

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di Barbara Berti

"Qua si sta già giocando la partita del ridimensionamento dell’intero settore dell’auto". E’ quanto denuncia via social il Collettivo di Fabbrica -Lavoratori Gkn chiedendo, ancora una volta, risposte urgenti al governo. Gli operai della fabbrica di viale Fratelli Cervi, in presidio permanente dallo scorso 9 luglio, continuano la protesta per difendere il sito produttivo e i posti di lavoro. Al momento la vertenza è in stallo: tutte le parti in causa fremono per conoscere le quattro manifestazioni d’interesse raccolte dall’advisor di Gkn, Francesco Borgomeo, e aspettano una convocazione al Ministero dello sviluppo economico in tempi rapidi (forse già la prossima settimana).

L’epilogo di questa vertenza è ancora tutto da scrivere. Per il Collettivo di Fabbrica "il finale di questa storia non è un ‘nostro’ problema, ma un problema ‘nostro’", riferendosi alle ricadute negative nel caso in cui la fabbrica dovesse chiudere per sempre. Per il Collettivo i problemi saranno "per il territorio che si troverà ancora una volta un ecomostro sulle spalle", ci sarà un "impoverimento professionale e di 500 posti di lavoro bruciati. E sarà un problema delle persone a cui toglieremo un lavoro se ci ricollocheremo in altre aziende".

Questa crisi riguarda, secondo le tute blu, tutto il movimento operaio e, in particolare i lavoratori dell’automotive. Così, per scongiurare un simile scenario, il Collettivo di Fabbrica intima di non far ripartire la procedura di licenziamento collettivo (che secondo gli stessi operai l’azienda potrebbe proporre nuovamente nel mese di dicembre) ed esorta ancora una volta il Governo a decretare "d’urgenza l’impossibilità di riaprire la procedura di licenziamento per i soggetti imprenditoriali pluridecretati per condotta antisindacale". Rivolgendosi direttamente alla multinazionale, il Collettivo invita a dar vita "a una vera trattativa e non a una farsa". Infine, alla politica gli operai chiedono di portare in discussione il decreto legge antidelocalizzazioni.

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