"Gkn fabbrica pubblica Chiediamolo al popolo"

L’idea del collettivo di fabbrica. E Milani spiega la scelta del no a Borgomeo

Migration

Una consultazione popolare in appoggio alla mobilitazione Gkn e a favore della fabbrica pubblica e socialmente integrata. E’ la novità del Collettivo di Fabbrica ex Gkn, ora Qf, annunciata durante l’assemblea aperta di lunedì scorso: appuntamento fortemente voluto dagli operai in risposta al mancato Consiglio comunale nello stabilimento e che ha visto la presenza di circa 400 persone. Iniziativa che sarà replicata il 4 dicembre: "Convochiamo un’altra giornata campale in fabbrica dove si terranno discussioni, gruppi di lavoro, sulla reindustrializzazione, sui nostri progetti, sulla convergenza" annuncia il Collettivo insieme alla consultazione popolare autogestita in programma dal 1° all’11 dicembre. "Qua l’unica alternativa è tra il privato che sta ricattando il pubblico per avere soldi a babbo morto e socializzare le perdite e una fabbrica con intervento pubblico, pubblica utilità, controllo pubblico e socialmente integrata al servizio del territorio". Nuove iniziative perché "le istituzioni ci regalano timide parole di solidarietà, ma non è più il tempo delle parole". E il riferimento è anche al Consiglio comunale di Firenze sul quale torna a parlare il presidente Luca Milani dopo il mancato invito al proprietario della Qf, Francesco Borgomeo. "I dipendenti della ex Gkn hanno chiesto di fare il Consiglio comunale in fabbrica. Era una idea giusta ma una parte dei consiglieri di centrodestra non erano d’accordo: il Consiglio comunale è più forte e unito. Un’assemblea in fabbrica senza i consiglieri che fanno riferimento ai partiti politici che sono oggi maggioranza di governo sarebbe stato poco utile. Divisivo e non propositivo. So di aver deluso i lavoratori e una parte dei consiglieri di maggioranza e della sinistra, ma il compito del Consiglio comunale ho ritenuto che fosse quello di ascoltare le domande dei lavoratori" dice Milani, a mente fredda, spiegando i motivi delle scelte. Sull’assenza di Borgomeo precisa: "Ho parlato con lui ma ho considerato non fosse opportuno. Il Consiglio non è il luogo del tavolo sindacale, regionale o ministeriale, non ci sostituiamo ad altre istituzioni, abbiamo un altro ruolo, e la presenza della proprietà avrebbe creato, in questo momento, tensione con i lavoratori e svilito il dibattito in una presa di posizione per l’una o l’altra parte". Qui Milani si è trovato di fronte ad un bivio. "Se avessi svolto il Consiglio comunale in fabbrica avrei diviso i consiglieri. Ma se avessi invitato Borgomeo avrei creato una frattura con i lavoratori. Fare politica significa mediare e prendersi la responsabilità".

Barbara Berti

Niccolò Gramigni

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro