"Giovani e social? La politica come un flash"

La professoressa Baldi analizza l'impatto della rivoluzione digitale sui giovani della generazione Z, evidenziando il rischio di restare intrappolati nelle proprie bolle sociali e la trasformazione della comunicazione politica attraverso i nuovi media.

"Giovani e social? La politica come un flash"

"Giovani e social? La politica come un flash"

Professoressa Baldi (nella foto), come si informano oggi i giovani della generazione Z?

"La rivoluzione digitale ha avuto e sta avendo un impatto enorme sulla nostra vita quotidiana, sui nostri modi di informarci, di comunicare, di affrontare i problemi. iMessage, WhatsApp, Twitter, Instagram… rappresentano un vero e proprio nuovo modello di organizzazione sociale e di informazione per i giovani e non solo per loro. Non è una novità la preferenza accordata dai giovani e dai giovanissimi per i social e oggi in particolare per tik tok che però più che un social è una specie di piccola tv con prodotti confezionati da professionisti. Le piattaforme come TikTok, nate per l’intrattenimento, stanno rapidamente diventando fonte di ricerca e informazione con un sistema che, premiando l’engagement, spesso non favorisce la verifica delle informazioni".

I giovani rischiano di rimanere intrappolati nella loro ‘bolla social’ e fare attenzione ai soli contenuti per loro rilevanti?

"Le persone si sono sempre aggregate in gruppi identitari anche sulla base di condivisione di sistemi valoriali e trovano oggi nei nuovi media una cassa di risonanza che amplifica in maniera vertiginosa e virale idee e credenze indipendentemente dalle loro verità. Le camere degli specchi o camere dell’eco (echo chamber) sono luoghi dove la verità dei fatti non è dirimente perché la selezione si determina preventivamente sull’idem sentire e risponde alla necessità di vedersi confermate le proprie posizioni. Il ‘pregiudizio di conferma’, ovvero la tendenza ad accogliere solo le informazioni aderenti al proprio sistema di credenze è per l’essere umano una tendenza cui è possibile rinunciare solo con lo sforzo del ragionamento".

La comunicazione politica come si è evoluta in corrispondenza dei nuovi media?

"Fino agli anni Cinquanta i militanti dei partiti potevano avere con i loro leader solo un rapporto distante, mediato, in occasione di un comizio e in prossimità di una campagna elettorale. Oggi, il politico si rivolge all’opinione pubblica cinguettando (tweet) e messaggiando nei blog (post) mostrando così la sua capacità nell’anticipare, interpretare e, sempre più spesso, assecondare gli interessi e le pulsioni di un’opinione pubblica volubile. La politica fino agli anni Ottanta era un progetto collettivo e non un interesse del singolo. Poi, insieme allo smarrimento della progettualità e del suo ruolo di indirizzo, la politica ha perso anche la sua funzione pedagogica e identitaria. Oggi, i messaggi politici rimandano a una sorta di argomentazione ridotta e suggestiva, basata su presupposizioni e implicature attivate dal messaggio e, soprattutto, sulla capacità di far emergere un universo di valori e significati spesso profondo e ancorato a emozioni e sentimenti pre-politici. Si cerca la semplificazione e la vicinanza tra il politico e il cittadino comune perché è più facile fidarsi di chi ci somiglia, di chi si comporta così perché è come noi".

Benedetta Macchini