Giovani e lavoro L’importanza di incontrarsi

Sandro

Rogari

Siamo giunti alla seconda edizione della Fiera del lavoro promossa dall’Agenzia regionale e cominciano a cadere alcuni stereotipi. Il primo è che i giovani non vogliano lavorare. I flussi cospicui di giovani e, purtroppo, meno giovani, alla Fortezza dimostrano il contrario. La vera questione aperta, ancor oggi gestita in modo dilettantesco, è affinare i metodi d’incontro fra domanda e offerta. Questo richiede un’opera a monte sul giovane nel momento in cui sta per imboccare un processo formativo. Il primo impulso che stimola il giovane è, infatti, un lavoro immaginato. Ma spesso e volentieri è frutto della fantasia di chi lo insegue. Può accadere che nella realtà quel lavoro non ci sia, ovvero che sia profondamente diverso da come lo si pensa o, ancora, che sia pressoché inaccessibile. Poi al giovane quasi sempre sfugge l’aspetto relazionale. Il mercato del lavoro ha una dimensione fortemente esistenziale che esula dall’esperienza del giovane. Quando ci si scontra scopre un mondo a luilei sconosciuto e spesso sgradito. Non si svolge un’attività nel vuoto, bensì nella dimensione concreta di un ambiente di lavoro nel quale contano anche qualità non professionali, come, per esempio, la capacità di suscitare empatia. Il secondo stereotipo che cade con questa lodevole iniziativa della Regione, che in tre giorni ha messo in contatto una novantina di aziende con migliaia di aspiranti, è la rivalutazione del rapporto diretto. Si conferma che il colloquio individuale è un passaggio insostituibile nel propiziare l’incontro fra la domanda e l’offerta. Non c’è scambio on line che lo possa sostituire. Non abbiamo gli esiti di quei mille colloqui al giorno che si sono svolti in questi tre giorni del Festival, ma abbiamo certezza che questo sia il metodo giusto, da affinare e da ampliare, per rispondere ad una domanda che c’è ed è cospicua. Ha solo bisogno di essere guidata. Resta aperto il problema dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. È una grande questione sociale, anche in Toscana. La Regione dovrebbe assumere iniziative ad hoc per questi giovani: un universo sconosciuto, in crescita e da stanare.

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