Corruzione, mazzette per la palestra dei vip: indagato l'imprenditore Giorgio Moretti

L’accusa: "50mila euro a Garagozzo, ex direttore dell'agenzia delle Entrate di Firenze, per risparmiare 2 milioni altrimenti dovuti al Fisco". Moretti. "Certo della mia estraneità"

Giorgio Moretti (NewPressPhoto)

Giorgio Moretti (NewPressPhoto)

Firenze, 13 settembre 2017 - Mazzette 'classiche', versate in contanti, per aggiustare le pratiche fiscali di una celebre catena di palestre esclusive molto nota a Firenze, il circuito Klab Gestioni Operative, e procurare ai titolari un risparmio di circa 2 milioni di euro altrimenti dovuti al Fisco. Così, per corruzione, la procura di Firenze ha indagato e chiesto il processo per Nunzio Garagozzo, già direttore provinciale dell'Agenzia delle Entrate di Firenze, che avrebbe ricevuto 50.000 euro in tranche da 10.000 per 'sistemare' il contenzioso tributario; per l'imprenditore informatico Giorgio Moretti, fondatore di Klab, e per i suoi collaboratori Riccardo Donati, Paolo Fantacci e Luca Cioni, che secondo il pm Paolo Barlucchi avrebbero fatto da tramite fra Moretti e Garagozzo nella finalizzazione delle mazzette.

I contatti tra i titolari della Klab per risolvere il 'problema' e Garagozzo sarebbe stato attivato tramite un professionista, Lamberto Mattei: anche per lui il pm ha chiesto il processo. Il 9 ottobre udienza preliminare dal giudice Mario Profeta. Nella vicenda l'accumulo di oltre 2 milioni di debiti col Fisco di Klab, dovuti per più anni tra imposte, interessi e sanzioni, è da riferire alla corretta classificazione delle attività svolte dal circuito di palestre: classificata come società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata, la Klab ha goduto fin dal 2003 di un regime fiscale agevolato, tra cui lo sgravio dell'Iva.

Ma l'Agenzia delle Entrate, dai controlli, ha ritenuto che Klab agisse con finalità pienamente commerciali, sfuggendo ai criteri di responsabilità sociale tipici delle compagini sportive amatoriali, dilettantistiche e di volontariato. Di qui la ricostruzione di crediti dovuti all'Erario per oltre 2 milioni e il contenzioso. Che fu provvisoriamente bloccato dall'intervento di Garagozzo, viziato, però, secondo l'accusa, dalla corruzione. Giorgio Moretti, noto a Firenze anche come promoter di iniziative sociali come gli 'Angeli del Bello' e per esser stato presidente senza compenso della società ambientale Quadrifoglio, ha smentito di essere titolare di Klab e di non conoscere i metodi con cui i suoi collaboratori vollero risolvere il contenzioso. Ma per la procura, dagli scambi di e-mail, si ricava prova dei rapporti tra Moretti e i suoi uomini di fiducia, tali da collocare l'imprenditore al vertice della società e gli altri indagati come fedeli esecutori delle sue indicazioni. Moretti è anche indagato per la bancarotta di Klab Gestioni Operative finita in concordato preventivo nel 2016: per la procura ne avrebbe 'asciugatò i ricavi, dirottandoli al pagamento di onerosi affitti delle sedi delle palestre Klab versati a favore della società Kontact di cui Moretti detiene il controllo delle quote sociali.

LE PAROLE DI GIORGIO MORETTI "Nella vita mai avrei immaginato di essere accusato di fatti così gravi e che contravvengono ai principi etici che sono sempre stati alla base della mia filosofia imprenditoriale". Così commenta la notizia dell'inchiesta che lo coinvolge, l'imprenditore Giorgio Moretti.

"Le accuse, non riferite alla mia attività professionale - afferma l'imprenditore -, discendono dalle affermazioni dei precedenti affittuari delle strutture Klab, dal 2008 al 2014, che i canoni praticati dalla mia società immobiliare Kontact alla Kgo fossero eccessivi e fuori mercato e che ciò li aveva portati al concordato. Cosa del tutto falsa, come emerge chiaramente ed in maniera inequivocabile dai tanti documenti già prodotti e pronti ad essere integrati".

"Invero la Kontact ha perso alcuni milioni di euro in tale operazione, insomma oltre al danno la beffa - aggiunge Moretti - Di qui le irrealistiche accuse di infedeltà patrimoniale connesse alla indebita attribuzione quale presunto amministratore di fatto". "Ho appreso di fatti criminosi che totalmente ignoravo e compiuti esclusivamente da terzi come emerge dalle carte processuali - aggiunge - Vengo coinvolto sulla base di improbabili presunzioni di una mia possibile conoscenza la cui smentita si trova anch'essa negli atti. Inoltre, incomprensibile è l'ipotizzato coinvolgimento del mio stretto collaboratore Riccardo Donati. Certo della mia estraneità, confido nella qualità del nostro sistema giudiziario ed attendo con serenità che la verità emerga definitivamente, quanto prima, con la massima chiarezza". 

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