Gino Ghirelli

Firenze, 2 febbraio 2023 - Cade l’attenuante della provocazione che era stata attribuita alla vittima, aumenta la pena per i due imputati dell’omicidio preterintenzionale del tassista Gino Ghirelli: la corte d’assise d’appello ha accolto il ricorso della procura e ha inflitto una pena di quattro anni e otto mesi a Nicola Fossatocci e Ajamy Houman Abbasalizadeh, oggi 27enni, accusati di aver cagionato la morte di “Parigi 36“. I due, residenti a Campi Bisenzio e Signa, erano stati condannati, in abbreviato, a tre anni e un mese. Pena che era stata attenuata perché la condotta del tassista, nella notte del 12 luglio 2017, era stata giudicata provocatoria. Impostazione che l’accusa contestava: la procura generale ha chiesto che venisse cancellata quell’attenuante. E così è stato. Soddisfatta la figlia di Ghirelli, Silvia. "Finalmente è stato riconosciuto che mio padre non era l’incredibile Hulk. Lui stava lavorando, loro erano a divertirsi ed avevano bevuto". Tra trenta giorni le motivazioni. "Lo sappiamo bene che andranno avanti, che faranno ricorso in Cassazione - aggiunge la figlia della vittima, parte civile nel processo assieme alla madre e alla zia -. Scuse? Non ci è mai arrivato un gesto da parte loro. Abbiamo sopportato per l’ennesima volta le argomentazioni sostenute dalla difesa". Aveva chiesto l’assoluzione, il legale dei due imputati, l’avvocato Vittorio Sgromo. I quattro anni e otto mesi inflitti dai giudici, compresi i popolari, se confermati nell’ultimo scalino prima della definizione faranno scattare il carcere. Non aveva ancora 67 anni, Ghirelli, nel luglio del 2017. Le botte rimediate nella violenta colluttazione con i due clienti in piazza Beccaria lo condannarono a un lunghissimo e irreversibile coma, da cui non si risveglierà più. Il tassista morì nel dicembre del 2019. L’autopsia stabilì che il decesso era collegato a quello che accadde durante il suo turno. I due clienti, caricati in centro, chiesero di essere accompagnati alla loro auto, sui viali. Al momento di pagare, dissero di non avere soldi e davanti al bancomat, la situazione degenerò. Ma non c’è stata un’interpretazione univoca, neanche del tribunale, a quegli attimi drammatici. Al primo processo, celebrato quando Ghirelli, benché in stato vegetativo, era ancora vivo, i due giovani vennero assolti perché il giudice “condannò“ l’atteggiamento del tassista, che avrebbe alzato le mani per primo. Ma quel procedimento per lesioni gravissimo è stato interrotto e dopo la morte della persona offesa, se n’è istruito un altro. Quello arrivato ieri al giudizio di secondo grado.

Cronaca

Firenze, 2 febbraio 2023 -&nbsp;Cade&nbsp;l’attenuante della provocazione che era stata attribuita alla vittima, aumenta la pena per i due imputati dell’omicidio preterintenzionale del <a href="https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/gino-ghirelli-condannati-aggressori-1.7568606" target="_blank">tassista Gino Ghirelli</a>: la corte d’assise d’appello ha accolto il ricorso della procura e ha inflitto una pena di quattro anni e otto mesi a Nicola Fossatocci e Ajamy Houman Abbasalizadeh, oggi 27enni, accusati di aver cagionato la morte di “Parigi 36“. I due, residenti a Campi Bisenzio e Signa, erano stati condannati, in abbreviato, a tre anni e un mese. Pena che era stata attenuata perché la condotta del tassista, nella notte del 12 luglio 2017, era stata giudicata provocatoria. Impostazione che l’accusa contestava: la procura generale ha chiesto che venisse cancellata quell’attenuante. E così è stato. 
Soddisfatta la figlia di Ghirelli, Silvia. "Finalmente è stato riconosciuto che mio padre non era l’incredibile Hulk. Lui stava lavorando, loro erano a divertirsi ed avevano bevuto". Tra trenta giorni le motivazioni. "Lo sappiamo bene che andranno avanti, che faranno ricorso in Cassazione - aggiunge la figlia della vittima, parte civile nel processo assieme alla madre e alla zia -. Scuse? Non ci è mai arrivato un gesto da parte loro. Abbiamo sopportato per l’ennesima volta le argomentazioni sostenute dalla difesa". Aveva chiesto l’assoluzione, il legale dei due imputati, l’avvocato Vittorio Sgromo. I quattro anni e otto mesi inflitti dai giudici, compresi i popolari, se confermati nell’ultimo scalino prima della definizione faranno scattare il carcere. 
Non aveva ancora 67 anni, Ghirelli, nel luglio del 2017. Le botte rimediate nella violenta colluttazione con i due clienti in piazza Beccaria lo condannarono a un lunghissimo e irreversibile coma, da cui non si risveglierà più. Il tassista morì nel dicembre del 2019. L’autopsia stabilì che il decesso era collegato a quello che accadde durante il suo turno. I due clienti, caricati in centro, chiesero di essere accompagnati alla loro auto, sui viali. Al momento di pagare, dissero di non avere soldi e davanti al bancomat, la situazione degenerò. 
Ma non c’è stata un’interpretazione univoca, neanche del tribunale, a quegli attimi drammatici. Al primo processo, celebrato quando Ghirelli, benché in stato vegetativo, era ancora vivo, i due giovani vennero assolti perché il giudice “condannò“ l’atteggiamento del tassista, che avrebbe alzato le mani per primo. Ma quel procedimento per lesioni gravissimo è stato interrotto e dopo la morte della persona offesa, se n’è istruito un altro. Quello arrivato ieri al giudizio di secondo grado.

Il tassista Ghirelli morto per le botte, appello accolto: pena più alta ai due imputati

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