Già 210 scosse, poche sopra magnitudo 3 L’esperto: "Al lavoro sulla faglia di origine"

I ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica: "Dobbiamo stabilirne l’estensione, potrebbe essere la stessa del terremoto del 1959". Impossibile fare previsioni a lungo termine, ma intanto sono stati attrezzati tre sismografi in più per analizzare meglio i fenomeni

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di Fabrizio Morviducci

La terra nel Chianti trema ancora. Giovedì notte ancora una scossa di magnitudo 3.7. Ieri ancora scosse di assestamento che hanno provocato apprensione tra i residenti. A tenere sotto controllo l’evoluzione del sisma sono i ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che dal 4 maggio hanno attrezzato 3 sismografi in più per analizzare la dinamica del terremoto e soprattutto monitorarne le origini. "Stiamo analizzando l’epicentro del terremoto nel Chianti con particolare attenzione". Gilberto Saccorotti, uno dei ricercatori dell’Ingv (sezione di Pisa) che sta lavorando come ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sta seguendo con i suoi colleghi l’evoluzione dello sciame sismico. "La faglia che stiamo analizzando – ha detto – è sicuramente d’interesse. Non abbiamo ancora una immagine chiara sulla sua estensione, ma potrebbe non trattarsi della stessa faglia che ha originato il terremoto del 1895. Piuttosto potrebbe trattarsi della faglia che ha originato un altro movimento tellurico, successo negli anni ’50 e praticamente dimenticato". Il 25 marzo del 1959, una violenta scossa fece sobbalzare i fiorentini. L’allora direttore dell’Osservatorio Ximeniano, padre Coppedé a La Nazione dichiarò che l’epicentro era "a una ventina di chilometri da Firenze in direzione sud ovest verso San Casciano" e che l’intensità della scossa poteva "considerarsi tra il 7° e 8° grado della scala Mercalli". Che raffrontato alla magnitudo, sarebbe intorno a 5.

Questo sisma è stato dimenticato per molto tempo, ma la riattivazione dell’attività in quest’area specifica ha indotto gli studiosi a valutare in maniera approfondita il fenomeno. Che ha determinato piccoli danneggiamenti in loco, viste le crepe affiorate sulle pareti della chiesa di San Martino ai Cofferi, edificio che risale all’anno mille, ‘veterano’ di un altro sisma, quello del 1895 dal quale era uscito piuttosto acciaccato, ma poi recuperato. Lesioni anche nelle case attaccate alla chiesa: quella del custode, e quelle sulle pareti confinanti.

"Dalla prima scossa – ha detto ancora Gilberto Saccorotti – ne abbiamo contate ad ora (ieri ndr) 210. Di queste, quattro sono stati gli eventi con magnitudo superiore a 3. L’Italia è in una zona sismica, non dobbiamo pensare che si tratti di eventi straordinari. In tutto il Paese, nello stesso periodo, abbiamo contato altri 20 eventi analoghi. Non è possibile fare previsioni sul lungo termine. Sappiamo che questa è una zona attiva, e proprio in considerazione di queste specificità abbiamo posizionato tre stazioni sismiche aggiuntive in maniera tale da poter analizzare lo schema dell’attività. E’ logico che scosse come quella di giovedì alle 23, siano percepite più delle altre: molte persone si trovavano nelle loro abitazioni, magari sulla poltrona o a letto".

Il boato che ha preceduto il movimento ondulatorio è stato sentito distintamente in tutta l’area metropolitana. Fortunatamente non si registrano edifici colpiti e problematiche di altro genere. Anche se nei comuni vicini all’epicentro diverse persone sono tornate in strada impaurite dal sisma.

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