Arresto genitori di Renzi, le intercettazioni: "Tiziano, sono 300mila da pagare subito"

Nell'inchiesta i colloqui ricostruiti dalla Guardia di Finanza. L'accusa: bancarotta fraudolenta e fatture false. L'avvocato: "Decisione incredibile". L'ex premier si sfoga su Facebook

Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Imagoeconomica)

Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Imagoeconomica)

Firenze, 19 febbraio 2019 - "Un’altra strada" è quella che ha preso improvvisamente l’inchiesta sulle ipotesi di bancarotta delle imprese della famiglia Renzi. Dalle (note) richieste di fallimento, agli arresti domiciliari: un’accelerazione decisa nelle indagini della procura di Firenze, che ieri sera, alle sette, si è concretizzata in due misure cautelari clamorose. Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell’ex premier Matteo, sono finiti agli arresti domiciliari. Con loro, anche Mariano Massone, il socio genovese con cui Tiziano era già finito sotto processo nel capoluogo ligure.

All’origine dell’inchiesta fiorentina ci sarebbero due fatture di 140mila e 20mila euro emesse dalla Eventi 6, società dei genitori dell’ex premier, alla società di Luigi D’Agostino. Gli accertamenti hanno poi portato a scoprire molti altri documenti sospetti. Tra gli indagati c’è anche Roberto Bargilli, detto Billi, renziano di ferro nonché autista della campagna delle primarie in camper e numerose le intercettazioni che riguardano anche il cognato di Matteo, Andrea Conticini. L’attenzione dei pm, Christine Von Borries e Luca Turco, è tutta concentrata su tre società, tra le tante, dei Renzi: Delivery, Marmodiv, Europe Service srl. Società che, secondo il gip Angela Fantechi che ha firmato l’ordinanza, "non hanno alcuna vita sociale, ma vengono costituite soltanto come schermo per altri affari".  La Marmodiv, ad esempio, era già sotto l’esame del tribunale fallimentare di Firenze, ma i Renzi se n’erano liberati prima che le casse facessero crac. Questa inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, ha puntato i fari molto indietro, sino al 2012, e ha accatastato una dopo l’altra una serie di bancarotte e false fatture che, nel numero, hanno formato un castello accusatorio che ha spinto il giudice a riconoscere la sussistenza delle esigenze cautelari. Sempre secondo il gip, che ha recepito le richieste della procura guidata da Giuseppe Creazzo, "gli indagati cagionavano il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte".

"Mai vista una cosa del genere: arresti domiciliari a due persone prossime ai 70 anni per fatti asseritamente commessi al più tardi nel 2012. Ci riserviamo ogni valutazione sul merito alla lettura completa delle carte", commenta l’avvocato Federico Bagattini, già legale dei coniugi Renzi nel processo per false fatturazioni con l’imprenditore Luigi d’Agostino, (il re degli outlet di lusso) che comincia il mese prossimo. Bagattini è stato uno dei primi ad accorrere a Rignano, quando la guardia di finanza, intorno alle 19, è arrivata a casa di Renzi senior e Laura Bovoli.

Nelle 95 pagine dell’ordinanza, i pubblici ministeri hanno annotato le distrazioni dei beni delle società, trascritto le conversazioni al telefono e le mail sequestrate nel corso di varie perquisizioni che si sono susseguite negli anni. Ma nessuno pensava che sarebbe scoppiata questa bomba. Per i Renzi comincia un’altra battaglia giudiziaria, forse la più dura. Con loro e Massone, anche se in posizioni più defilate, altri 12 indagati: oltre all’«autista» Bargilli, i membri dei vari cda Pier Giovanni Spiteri, Simone Verdolin, Pasqualino Furii, Gianfranco Massone, Pierpaolo Fasano, Alberto Ansaldo, Paolo Terreni, Giuseppe Mincuzzi, Carlo Ravasio, Aldo Periale, e l’avvocato Luca Mirco.

LE INTERCETTAZIONI -  "Tiziano, cioè chiama chi vuoi, i conti son questi, son 300.000 da pagare e da pagare subito", dice l’amministratore della Marmodiv. E’ il giugno del 2018. I conti di una delle tre società dei Renzi nel mirino dell’inchiesta, stanno traballando. Tiziano Renzi, ricostruiscono i finanzieri, ha affidato la gestione della società al suo «uomo», Giuseppe Mincuzzi, uno dei 15 indagati. La finanza ascolta. Sente i malumori di un altro collaboratore, Daniele Goglio, estraneo all’inchiesta: per fare un favore a Tiziano ha preso in mano la Marmodiv. "Ma se gli vuoi dare un bel consiglio digli ‘Tizià stattene a casa e non fare più niente’", dice a Goglio un amico. La conversazione è captata il 15 maggio. La sera prima, delle aziende dei Renzi hanno parlato a Report.

"Hai visto ieri sera Report che c. di casino?" dice Goglio. "Speriamo che non ti vengano a chiamare pure a te", commenta il suo interlocutore. "Diciamo che bisogna trovare una soluzione per sistemarla sta cosa. E lì ce l’hanno con il figlio, si è intestardito". Goglio si aspetta comunque che il favore che sta facendo al padre dell’ex premier, un giorno gli tornerà utile. Ne parla al telefono con un’amica: "Comunque oh mi ha detto chiaramente Tiziano, se hai bisogno di qualsiasi cosa... a parte che mi ha illustrato quello che sta facendo, poi ti racconto con calma, già da luglio inizieremo con diversi lavori... ma a parte quello lui mi ha detto ‘guarda nel frattempo capisco che ti ho messo in una situazione di disagio, si sta parlando di Marmodiv, quindi tu dimmi cosa ti serve che io te lo giro’ e io gli ho detto ‘vabbò fammi fare due conti e poi ne parliamo’... Mi fa se tu ti fidi della mia parola io ti garantisco che il piacere che tu mi stai facendo, che per me è un grossissimo piacere, io assolutamente...".

La Marmodiv, che distribuisce volantini pubblicitari, ha avuto grane con l’Esselunga, che ha contestato un lavoro. Dell’accaduto, Tiziano ne parla con il genero Andrea Conticini. Tiziano: "No mi ha detto la Matilde che c’è stata una contestazione forte di Esselunga". Conticini: "Sì sì abbastanza". Tiziano: "Ma è risolvibile?". Conticini. "Risolvibile è risolvibile.. quello che rompe le scatole è che ci raccontano c. in cooperativa e soprattutto che loro sanno perfettamente il tragitto che va dalla sede quindi dall’Osmannoro per intenderci fino a Montecatini Alto che è la strada che fa il controllore per venire a lavorare e tornare a casa in moto sono le zone che lui controlla tutte le distribuzioni...". Tiziano: "Ma bisogna mandar via Pino, e metter quell’altro, dal 1° maggio bisogna che Pino vada a Roma e che la gestione le faccia quell’altro... gli si dice guarda si è cambiato gerenza proprio perché non ci davano risposte giusto, capito?".

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