Gelate sui frutteti Produzione a rischio

Pesche, susine, kiwi, mele e anche fragole: si teme che non convenga raccogliere il poco che potrà maturare

Migration

Un disastro. I frutteti del Mugello hanno subito gravissimi danni dalle gelate dei giorni scorsi. Sono diverse decine le aziende ortofrutticole in Mugello, di estensioni non grandissime, ma con produzioni di qualità. Ma quest’anno sarà difficile mettere in tavola una pesca o una susina colta dagli alberi mugellani. Le infiorescenze, avviate precocemente, sono state bruciate da temperature sotto zero. "Il termometro è arrivato a -5, ha fatto freddo per tutta la notte", dice sconsolato Sergio Zanieri, coltivatore diretto di Vicchio. Nella sua azienda, a Vespignano, ha 700 alberi di pesco. "E’ andato perso quasi tutto. I fiori sono stati bruciati dal gelo, nella fase di allegagione, quella più delicata".

Col fiato sospeso anche Ivan Malpaga de La Matteraia, che nelle campagne di Vicchio ha creato un pezzo di Trentino, sua terra natale, con vaste estensioni di meleti, 8mila piante, e vigneti. "Dobbiamo attendere qualche giorno ancora per capire cosa è accaduto – dice – dipende dal grado di fioritura. Purtroppo la stagione era più avanzata rispetto al normale, e il freddo ha bruciato fiori e germogli. Alcune specie di meli erano già fioriti, altri meno". A Sant’Agata di Mugello c’è un piccolo ma pregiato polo ortofrutticolo: le fragole di Sant’Agata, ad esempio sono rinomate. Ma quest’anno la produzione sarà massacrata. "Peschi, susini, kiwi, sono stati fortemente danneggiati. La situazione è tragica" dice Massimiliano Fabbri, mentre osserva i suoi 1.500 alberi di susine e pesche, di recente impianto. Che rischiano di non dare alcun frutto. E danneggiati saranno anche i raccolti di fragole: "Anch’esse hanno patito molto questa ondata di gelo, tanto che c’è da domandarsi se valga la pena raccogliere quel poco che potrà andare a maturazione".

Giacomo Tatti, presidente della Coldiretti di Barberino di Mugello e titolare dell’azienda agricola Latera conclude: "Ancora non siamo in grado di dire se la produzione è stata distrutta al 100% o al 90%, ma poco cambia. I costi di raccolta rischiano di non essere sostenibili, perché raccogliere il 10% della produzione non è sufficiente, e quindi per l’imprenditore è più conveniente lasciare il frutto sull’albero".

Paolo Guidotti

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro