David di Michelangelo a rischio sismico: "Via ai lavori per proteggerlo"

La direttrice della Galleria dell'Accademia Cecilie Hollberg spiega i cantieri necessari al consolidamento dell'edificio. Riapertura al pubblico il 13 febbraio. "Gli interventi proseguiranno anche con i visitatori"

La direttrice Cecilie Hollberg

La direttrice Cecilie Hollberg

Firenze, 1 febbraio 2021 - Se tutto procederà bene, e non ci saranno nuove restrizioni Covid, dal 13 di febbraio anche la Galleria dell’Accademia riaprirà al pubblico. E lo farà con un nuovo e suggestivo, se pur temporaneo, allestimento. Attorno al David di Michelangelo saranno collocati infatti decine di busti in gesso di Lorenzo Bartolini, che ritraggono, ninfe e figure mitologiche, musicisti intellettuali. Opere in gesso abitualmente poco visibili. Ma non solo. Anche con la riapertura al pubblico, proseguono dietro le quinte fondamentali interventi strutturali, per mettere in sicurezza l’edificio dal rischio sismico. Di cosa si tratti, lo spiega la direttrice Cecilie Hollberg, alle prese con numerosi cantieri. Direttrice Hollberg, non è la prima volta che teme che scosse sismiche possano danneggiare il David e gli altri capolavori... «Sì, sono problemi che riguardano tutto l’edificio. Ed è per questo che abbiamo avviato lavori per la il consolidamento di tutta la struttura. In particolare stiamo intervenendo sulle capriate della Sala del Colosso, che sono in uno stato deplorevole, e al di sopra delle quali c’è un macchinario di climatizzazione che è bene mettere altrove, che va tolto proprio per motivi sismici».

La Sala del Colosso è a fianco della Tribuna del David, almeno non è lo stesso soffitto... «No, ma è ovvio che se cade una parte dell’edificio, viene giù anche il resto come una casa di carte. Per questo stiamo lavorando su questo fronte da qualche mese, con indagini scientifiche e ricerche, in modo per trovare la soluzione giusta. Che è stata trovata, eliminando l’impianto dal soffitto, in quanto credo nella regola che dice “mai acqua sopra l’arte“, perché prima o poi viene giù. Ora questo non accadrà più. E poi ci sono i problemi alla gipsoteca».

Cioè, che problemi sono? «Quello è un altro punto nevralgico dell’edificio, tanto che il ministero da anni ci ha dato i soldi per realizzare lavori sulla struttura. Ma anche in questo caso, prima andavano fatte indagini e per capire come intervenire. Adesso che la gipsoteca è disallestita si possono procedere anche con questi lavori».  E cosa andrà fatto?

«Le mura sono abbastanza fragili. Parliamo di strutture trecentesche, che ci riportano nel Medioevo, all’interno di un monastero. In quella parte c’era un dormitorio, e nel passare dei secoli sono state aperte porte, spostate finestre, ampliato di qua e ristretto di là. Sta di fatto che quelle pareti sono una specie di formaggio svizzero con i buchi. E ora dobbiamo trovare un modo per riconsolidare nonsolo quelle pareti, ma tutto l’edificio dell’Accademia». Si era parlato di una pedana antisismica su cui collocare il David... «Lo so, ma a cosa serve una pedana se ti viene in testa il museo? Per questo stiamo lavorando su questo fronte, con la collaborazione dell’Università di Firenze e dei massimi esperti in questo campo, compreso il Getty Museum che trovandosi in California sul problema dei terremoti ha grande competenza».

Ma il mitico David, che pesa quasi 6 tonnellate, continua ad avere “dolori“ alle caviglie, ossia microfratture che lo rendono fragile? «Sì, ma le microfratture ci sono da sempre, perché quel pezzo di marmo non era di qualità eccezionale e ricordiamoci che Michelangelo ha lavora su un blocco non scelto da lui e su cui si erano già “allenati“ altri scultori. Quindi questa imperfezione rimarrà. Comunque lo stiamo monitorando accuratamente e lo controlliamo ad ogni spolveratura, in modo che tutto sia sotto controllo». Da poco è stata eseguita una scansione in 3D per realizzare copia del David da mandare a Dubai. Questi dati serviranno anche per la conservazione?

«Avevamo già scansioni in 3D, ma quelle attuali vengono da tecnologie molto più sofisticata e precise. E quindi per il museo è molto importante avere questi dati utili per conservazione, manutenzione, restauri, simulazioni di vario tipo. Magari scopriamo ancora qualcosa in più dello stesso David...»  

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