Morto nel rogo di Sesto, i funerali. Ospitalità ai somali: "Unica via accoglienza diffusa"

L'ultimo saluto a Ali Muse Mohamud, che viveva nell'ex mobilificio Aiazzone, diventato un rifugio per molti somali

Un momento dei funerali (New Press Photo)

Un momento dei funerali (New Press Photo)

Firenze, 21 gennaio 2017 - Oltre un centinaio di cittadini somali, parenti ed amici, hanno partecipato ai funerali di Alì Muse Mohamud, 44 anni, il somalo morto nel rogo del capannone-rifugio a Sesto Fiorentino dieci giorni fa. Al cimitero di Trespiano, sulle colline di Firenze, i somali sono arrivati con un pullman affittato da Osman Gaal, il rappresentante della comunità somala a Firenze.

Nel settore dei musulmani la bara è stata tumulata dopo una breve cerimonia alla quale ha partecipato l'imam di Firenze, presidente dell'Ucoii, Izzedin Elzir. È stato lui a sottolineare come Muse «ha sacrificato la vita per la sua famiglia», quando ha deciso di rientrare nel capannone dell'ex mobilificio Aiazzone, già in fiamme, per prendere i documenti che gli servivano per il ricongiungimento con la sua famiglia.

L'imam ha ricordato come tutti coloro che muoiono per una calamità naturale, o per un incendio o un naufragio, per la religione musulmana sono «shaheed», ossia martiri. Izzedin Elzir ha invitato tutti i presenti «ad essere ora accanto alla sua famiglia, perchè comunque Alì sta vivendo un'altra vita, quella eterna».

Dopo un breve saluto dell'imam della comunità somala e del fratello del 44enne, è intervenuto anche un rappresentante dell'ambasciata somala in Italia, che poi ha chiamato per un saluto anche il rappresentante del Movimento di lotta per la casa di Firenze Lorenzo Bargellini: «Continueremo a lottare - ha detto Bargellini - per la dignità e la qualità della vita di queste persone».

Infine hanno portato un breve saluto anche gli assessori dei Comuni di Firenze e Sesto, Sara Funaro e Donatella Golini. «Non potevamo che accollarci i costi del funerale di Alì Muse perchè la morte di una persona in questo modo - ha detto l'assessore Funaro - è qualcosa che non deve accadere. Siamo vicini alla sua famiglia».

OSPITALITA' AI SOMALI: "UNICA VIA, L'ACCOGLIENZA DIFFUSA" - La proposta dei sindaci della Città metropolitana ai 90 somali che occupavano il capannone-rifugio a Sesto Fiorentino dove dieci giorni fa in un incendio è morto il loro connazionale Alì Muse Mohamud, 44 anni, resta la stessa prospettata subito dopo il rogo: sì all'ospitalità, «suddivisi in gruppi nei vari comuni, per tre mesi. L'idea che devono stare tutti insieme in una struttura è una proposta irricevibile».

Lo ha detto il sindaco della Città metropolitana Dario Nardella al termine di un tavolo tecnico convocato dal prefetto Alessio Giuffrida, dopo l'occupazione da parte dei somali stessi di un edificio di proprietà dei Gesuiti in via Spaventa a Firenze. «La differenza della proposta, rispetto a quella presentata pochi giorni fa, sta nel fatto che questa arriva da un tavolo al quale tutti i comuni erano presenti, con il supporto del prefetto che ringrazio - ha proseguito Nardella -. Tutti sono disponibili ad ospitare alcuni di loro, ma occorre rispettare le regole e tutto deve avvenire in piena legalità: nessuno può pensare di occupare perchè noi non facciamo disparità e sarebbe ingiusto, per tutti gli italiani e gli altri migranti che aspettano una casa ma non per questo occupano, un trattamento diverso. Ci aspettiamo da loro il rispetto delle regole».

Un riferimento esplicito al fatto che dopo il rogo il gruppo rifiutò la proposta di una suddivisione chiedendo una soluzione definitiva comune per tutti. Al rifiuto degli enti locali i somali, in gran parte richiedenti asilo o già da tempo in Italia con lo status di profughi, insieme al Movimento di lotta per la casa ha occupato tre giorni fa l'edificio dei Gesuiti.

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