Frode in criptovalute da 120 milioni di euro

E’ stato rinviato a giudizio l’amministratore di una piattaforma web. Sarebbe l’autore della più grande sottrazione di denaro virtuale mai scoperta

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Si annuncia come un processo ’eccezionale’ quello che comincerà il 13 settembre nei confronti di Francesco Firano, 35 anni, imprenditore di Lastra a Signa, amministratore della piattaforma Web Solution poi trasformata in Srl ’Bitgrail’. Si parlerà di criptovaluta: ovvero, valuta virtuale. Secondo Bankitalia ’costituisce una rappresentazione digitale di valore ed è utilizzata come mezzo di scambio o tenuta come investimento’.

Le accuse poste dai pm Gabriele Mazzotta, Sandro Cutrignelli e Fabio Di Vizio spaziano dalla frode informatica, alla bancarotta fraudolenta, alla violazione delle norme sull’intermediazione finanziaria, fino all’autoriciclaggio. Ieri nell’ultima udienza preliminare della sereie il giudice Angela Fantechi ha valutato che esistano le condizioni di dibattere la questione, sulla base appunto della indagine della Polizia Postale e segnatamente del sostituto commissario Roberto Varallo e dell’ispettore superiore Alessia Zeffiri. Indagine che, supportata anche dall’Fbi avrebbe scoperto la più grande frode informatica, per 11milioni e 500 in criptovaluta, circa 120 milioni di euro.

Le criptovalute possono essere trasferite, conservate o negoziate elettronicamente. Firano è ritenuto responsabile di un buco – in moneta cripto, la Nano Xrb – sulla piattaforma informatica ‘Bitgrail’, con oltre 230.000 risparmiatori danneggiati nel mondo. La circostanza che può apparire un paradosso è che l’indagine, nel 2018, partì da una sua denuncia presentata prorpio alla Polposta. Firano raccontò del furto da parte di hacker, che avrebbero ’bucato’ Bitgrail, ma poi gli accertamenti investigativi hanno stabilito una realtà diversa. Ci sarebbe stata una manomissione al data base della contabilità e del registro operazioni a monte della bancorotta della società di gestione delle operazioni di exchange (cambiavalute). Da qui la frode ai clienti. Gli ammanchi sarebbero cominciati e le presunte sottrazioni illecite di denaro dai conti in criptovaluta in realtà sarebbero iniziati a partire da due precedenti ’attacchi hacker: a luglio e a ottobre del 2017. Firano sapeva, secondo inquirenti e invetigatori: Però a quel punto avrebbe omesso di mettere in sicurezza la piattaforma, accettando il rischio di altri attacchi. Che in effetti ci furono. Da qui la presunta frode e a seguire la bancarotta della sua ’Bitgrail srl’. La procura ha ipotizzato i reati sotto il profilo del dolo eventuale, in concorso con ignoti. I difensori Giovanni Sarteschi e Francesco Ballati negano che l’imputato si sia accorto degli ammanchi se non nel 2018 quando denunciò il furto.

g.sp.

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