Caso Forteto, il Papa riceve le vittime del ‘profeta’

Il 30 agosto udienza privata in Vaticano

Papa Bergoglio durante la visita a Barbiana il 20 giugno scorso

Papa Bergoglio durante la visita a Barbiana il 20 giugno scorso

Firenze, 11 agosto 2017 - PAPA FRANCESCO ha mantenuto la promessa. E l’arcivescovo Giuseppe Betori anche. Una delegazione di ‘vittime del Forteto’ sarà ricevuta in Vaticano mercoledì 30 agosto. A darne notizie il presidente dell’Associazione vittime del Forteto, Sergio Pietracito, che precisa che la delegazione che incontrerà il pontefice a Roma sarà composta anche da persone che non fanno più parte dell’associazione ma che hanno alle spalle un’esperienza nella comunità il cui fondatore, Rodolfo Fiesoli, è stato condannato per maltrattamenti e abusi, anche su minori. Una quindicina i fuoriusciti dalla realtà mugellana che parteciperanno all’udienza privata. E per loro si prospetta anche la possibilità di un contatto ancora più stretto con papa Bergoglio.

Il risultato è stato raggiunto grazie alla fitta corrispondenza intrapresa tra i rappresentanti delle vittime e la curia fiorentina in occasione della visita di Francesco a Barbiana il 20 giugno. Pietracito, a nome delle vittime, aveva chiesto di poter essere presente all’incontro, visto anche il delicato legame del passato tra il ‘profeta’ Fiesoli e la figura di don Lorenzo Milani. Betori non poté accontentare la richiesta anche in virtù dell’esiguo numero di posti disponibili nella chiesetta mugellana. Ma al tempo stesso rassicurò che si sarebbe fatto personalmente carico del compito di far arrivare al pontefice la volontà delle vittime di una parola ufficiale di conforto della Chiesa per le tremende vicissitudini passate. Betori, che accompagnerà la delegazione, non è mai rimasto indifferente alla vicenda giudiziaria ancora in attesa della Cassazione per il timbro finale. In una sua omelia, il cardinale non esitò a prendere nettamente le distanze dal ‘profeta’ (che recentemente La Nazione ha sorpreso nella veste di chierichetto a Pelago) e ad esprimere vicinanza a chi ha sofferto.

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