Firenze, un lungo anno di guerra al virus: ripercorriamo il 2020 della città

A metà marzo la prima vittima. Il tracollo economico della città d’arte. Notte di scontri in centro. Le code per la spesa e le mascherine

Piazza del Duomo a Firenze desolatamente vuota

Piazza del Duomo a Firenze desolatamente vuota

Firenze, 31 dicembre 2020 - Ci sono immagini di questo anno terribile che abbiamo già impresse nell’anima. Non esiste fiorentino che riuscirà a cancellare dal cuore le strade, le piazze più belle del mondo, deserte, silenziose come nessuno aveva immaginato possibile. Come se d’improvviso la bellezza che il mondo ci invidia non fosse più ricchezza, ma incubo. Nel 1966 il fango dell’Arno da spalare era ben visibile, questo 2020 ci ha costretti a combattere l’invisibile. La guerra al Covid-19 a Firenze è cominciata in sordina a fine gennaio quando due turisti cinesi, i primi contagiati dal virus, si sono fermati in un albergo fiorentino. Giorni a ricostruire movimenti e possibili contatti, ma in pochi avevano capito che era l’inizio dell’incubo.

Intanto Firenze veniva scossa dalla storia di Nicolò Bizzarri, 21 anni, morto perché la carrozzina che gli serviva per muoversi si è ribaltata in piazza Brunelleschi a causa di una buca. Da un lato il degrado cittadino da combattere, dall’altro, quasi ironia della sorte, i dati molto buoni di una stagione turistica che navigava con il vento in poppa.

Meno di un mese dopo, a fine febbraio il primo contagio di un fiorentino ha acceso i riflettori anche sui nostri ospedali. Un mese dopo anche Firenze, ormai in pieno lockdown contava la prima vittima da Covid-19. All’inizio di dicembre i decessi legati al virus nella provincia sono arrivati a mille. Così alle strade del centro vuote si sono aggiunte le code davanti agli alimentari, ai supermercati con gli ingressi contingentati e le ‘lotte’ per la distribuzione delle mascherine, prima nelle farmacie, poi nelle edicole. Scene di guerra. Con l’economia costretta a lacrime e sangue: fabbriche chiuse, negozi sbarrati, alberghi vuoti. Miliardi di Pil perduti. Persino Palazzo Vecchio piange un buco di bilancio di 200milioni di euro. Nel frattempo dal mondo extra Covid arrivano schegge di quasi normalità.

A maggio è l’asta per la vendita dell’area Mercafir quella che avrebbe dovuto accogliere il nuovo stadio della Fiorentina ad andare deserta. E’ un capitolo viola che si chiude, la città torna a guardare al Franchi e al suo restyling facilitato dal decreto salva stadi che arriverà ad agosto.

A maggio i contagi si azzerano e la città d’arte prova a ripartire, ma annaspa senza turisti. Ecco perché a giugno la notizia che Menarini è pronta ad aprire un nuovo stabilimento a Firenze è un’iniezione di speranza e di coraggio. A luglio il sindaco accelera sulle tramvie e lancia la linea per Campo di Marte e lo stadio annunciando il via per i cantieri della variante al centro storico, quella che raggiungerà piazza San Marco. E la foto della Ferragni novella ‘primavera’ agli Uffizi rimbalza sui social del pianeta.

Ma la ripresa è lontana, la movida notturna estiva ora costretta nelle strade ’apparecchiate’ di tavolini per far ripartire bar e ristoranti, imperversa e spaventa con assembramenti pericolosi. Il 1 settembre in un clima quasi normale, anche i lungarni Archibusieri e Acciaiuoli diventano pedonali, ma le immagini delle botteghe di Ponte Vecchio chiuse perché i turisti non ci sono rimbalzano ancora in tutto il mondo. L’immagine peggiore è quella della notte di fine ottobre con il centro storico blindato dalle forze dell’ordine per respingere l’assalto dei manifestanti negazionisti. Quella che alla fine ha alleggerito il cuore di tutti la vittoria della Fiorentina contro la Juve a Torino. Nonostante il Covid...vincere si può.

 

 

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