Firenze tra frattura e ripristino

Francesco

Gurrieri

C’è un Centro nazionale di studi per le politiche urbane che ci guarda, registra, commenta. Come un satellite che, dall’alto, monitorizza i mutamenti delle città e li commenta in rapporti annuali. Il settimo di questi rapporti è stato coordinato da tre docenti del nostro Ateneo, Camilla Perrone, Annick Magnier e Massimo Morisi e raccolto in volume (il Mulino). Morisi, che firma l’introduzione (Tra frattura e ripristino) ci ha già abituati a questi suoi studi, sia da docente di Politica e scienza dell’amministrazione, sia per le sue importanti collaborazioni a studi di politica regionale e territoriale. L’assunto del lavoro di ricerca richiama la messa in opera del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ove le città sono chiamate in causa per la loro capacità di mobilitare, aggregare, decidere, realizzare progetti per un tangibile miglioramento della vita individuale e collettiva. E proprio qui – nel capitolo Firenze, città contesa -, si svolge l’analisi impietosa del centro storico dove "si sta ridefinendo la geografia del possesso dei suoi muri urbani e dello svuotamento dei residenti con una conseguente radicale trasformazione delle sue funzioni; nei soli primi sei mesi del 2020 il centro storico di Firenze ha perso 1.154 residenti". La macchina della monocultura turistica con le locazioni a breve termine innalza enormemente gli affitti nelle aree centrali e i 500 ettari del centro storico (Unesco), divenuti "macchina di perversa bellezza". Ma dietro la città delle dimore storiche e del lusso patinato – dicono i nostri autori – si agita la Firenze del disagio e dell’emergenza abitativa. Né manca, questa volta con insospettato ottimismo, la fiducia nella Smart City Control Room, un efficientamento dei servizi e una integrazione dei dati di un generale monitoraggio capace di un miglioramento del policy making, nella prospettiva di un orientamento strategico dello sviluppo complessivo della città. Qualcosa che, qualche decennio fa, tentò, senza successo, anche la giunta Domenici. Dunque, importante questo studio che dobbiamo soprattutto all’impegno di studio di Massimo Morisi.

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